Leggendo qualche commento, per fortuna sempre più raro, sui social, pare sia ancora di moda in certi "circolini" vantarsi di non guardare il festival di Sanremo e disprezzarlo. Fa molto anni Novanta, primi Duemila, ha un sapore vintage che evidentemente fa sentire più intelligente del resto degli italiani quelli oggi guardano dall'alto in basso, con aria schifata e dito puntato, chi ha deciso di trascorrere qualche ora di leggerezza in musica. Gli italiani se ne faranno senz'altro una ragione, ci mancherebbe, ma l'odio viscerale riversato da Cecilia Parodi, colei che ha ammesso anche di odiare gli ebrei e che è stata querelata dalla senatrice Liliana Segre, ha pochi eguali.

L'attivista, che si muove nonchalance tra gli eventi del Pd e quelli dei Carc, scrive: "Quanto ribrezzo il festival, da sempre. L'ostentazione della miseria, della pochezza umana. Di canzonette. Quanta pochezza e miseria nei chiacchiericci inutili su abiti, acconciature, orpelli". Parodi, ancora una volta, volutamente utilizza terminologie molto spinte per descrivere i suoi sentimenti, li porta all'estremo per colpire maggiormente chi legge e definire con chiarezza la sua posizione, in questo caso insultando chiunque parli e commenti il più grande evento del nostro Paese. Ma non è finita qui, perché nel passaggio successivo si spinge in paragoni alquanto azzardati: "È tradizione, dicono. E tradizione anche il delitto d'onore, che adesso si chiama femminicidio. E tradizione uno stipendio in più a Natale, da spendere". Per altro, qualora Cecilia Parodi non sia stata ancora informata, è bene che sappia che nel nostro Paese (in Italia, non in altrove) il delitto d'onore non esiste più dal 1981. E anche fino a quell'anno era comunque un reato, non una tradizione, codificato nell'articolo 587 del Codice penale.
Non paga, nella sua invettiva violenta, aggiunge: "È tradizione far soldi e carriera vendendo morte, dalla droga alle armi, e la maggior parte delle mummie in platea si ritengono rispettabili e migliori per questo genere di loschi altari, da generazioni. Cosa ci si potesse aspettare da quel palco, un anno fa come oggi, non lo capisco".
L'insinuazione è che la maggior parte delle persone, che lei chiama mummie, che si trova in platea a Sanremo sono implicate nella vendita di droga e armi? Chissà cosa ne pensa chi frequenta il teatro Ariston e magari investe il risparmi di un anno per partecipare alla kermesse, anche solo per una serata, come svago e puro divertimento. Infine, ecco l'ordine perentorio a quelli che non vogliono essere da lei giudicati: "Volete la rivoluzione da Sanremo? Siate voi rivoluzione, spegnete la tv".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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