«Ue, ci vorrà tempo per armonizzare le leggi sui giochi»

«Ci vorrà tempo prima di armonizzare le leggi sui giochi e le scommesse nell’Unione Europea, ma dobbiamo arrivare a questo obbiettivo puntando sulla volontà di creare cooperazione e innescare meccanismi di solidarietà. Non è facile, e sa perché? Perché non c’è sempre disponibilità da parte dei governi, basta ricordare gli egoismi che hanno caratterizzato i flussi migratori nelle ultime settimane».
È il prologo all’intervista di Salvatore Iacolino, vice presidente della commissione libertà civili, giustizia e affari interni del parlamento europeo.
Sul sistema legislativo c’è grande confusione, in Italia poi la confusione è massima. A quando una maggiore chiarezza?
«Come ho avuto modo dire nel convegno sul gioco responsabile, svoltosi a Bruxelles, c’è una sorta di deficit di coordinamento a livello comunitario, soprattutto nella gestione dei rapporti tra Parlamento e Commissione. Il Libro Verde, di cui Il Giornale ha parlato la scorsa settimana, rappresenta il punto di partenza per dare vita a un confronto costruttivo fra tutte le parti e ottenere risultati realmente concreti. E’ il preludio al Libro Bianco che dovrà definire l’architettura istituzionale di riferimento con regole condivise e coerenti».
Ma non è il caso di attendere la sentenza della Corte di Giustizia, che dovrebbe arrivare ai primi del prossimo anno, per evitare conflitti?
«Faremo in modo che i tempi coincidano e che il pronunciamento sia autorevole e soprattutto di agevole interpretazione e applicazione. Il settore è complesso, specie quello dell’on-line che non si basa su regole comuni negli stati membri. La giurisprudenza non può continuare a essere così fluttuante come in Italia. Dove, fra un rimbalzo e l’altro di competenze, non si ha sempre la certezza se un fatto è penalmente rilevante o meno».
Quali sono i punti di maggiore criticità?
«Stabilità, territorialità, sicurezza in generale. Siamo preoccupati, inutile negarlo, dalla presenza della malavita organizzata e dallo sviluppo dei reati nel campo delle cibernetica. Dove ci sono ricchezza e business, l’infiltrazione è sempre presente. Di qui la necessità di tutelare i consumatori, soprattutto i minori, ma anche di valorizzare un mercato in forte sviluppo che offre tanta occupazione anche negli stati appena entrati nella comunità europea. Dovunque l’informatizzazione è in crescente sviluppo. E così il gioco on-line».
Come pesante di alzare un argine contro l’illegalità?
«Il contrasto ai crimini frontalieri, la lotta alle frodi come gli eventi truccati e la rimozione dei siti non autorizzati, tanto per sottolineare gli aspetti più inquietanti, devono andare di pari passo con il codice di autocondotta degli operatori. Internet ha abolito i confini per cui la cooperazione fra stati membri e stati terzi deve essere realmente fattiva».
In Italia la legge antiriciclaggio, secondo recenti inchieste, esiste ma viene disattesa proprio da molti operatori…
«È un problema, legato anche ai meccanismi di accesso e all’uso delle carte di credito, che frena la protezione dei giocatori potenzialmente patologici. L’organismo di verifica e di valutazione sul piano anti droga, di cui sono l’unico rappresentante del parlamento europeo, ha posto in evidenza come la ludopatia è legata spesso ad altre dipendenze».
Ma l’online ha un pregio, la tracciabilità delle operazioni…
«Non è un aspetto da poco in presenza di giocatori invisibili, senza contatto fisico».
Il sistema delle concessioni durerà a lungo?
«Una bella domanda. Fino a oggi ha retto e ha fornito garanzie sufficienti. Ma il mondo del gambling si muove più rapidamente di quanto si possa pensare. E quindi bisogna essere pronti a capire cosa succede e dove si va nel rispetto delle leggi nazionali e delle norme comunitarie».


E contro il gioco illegale, cosa si può fare?
«Capire cosa è legale e cosa non lo è, in tutta l’area comunitaria. E’ il solo modo per tutelare gli operatori che, dopo aver ottenuto le licenze, pagano le imposte, operano in trasparenza e più di altri garantiscono la clientela».

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