In ufficio in giacca e bermuda, senza cravatta

Il parere di vip e giornalisti alle sfilate: «Idea da provare, vediamo che cosa dice il capo...»

Paola Bulbarelli

Dove vai se i bermuda non ce li hai? È senz’altro questo il pezzo clou della prossima stagione, che non può non essere nel guardaroba maschile della prossima estate. La stagione calda 2007 farà rima con la braga più trendy, quella che tutti gli stilisti hanno esibito in passerella: ginocchio scoperto, spesso abbondantemente, anche per andare in ufficio. Ma non si tratta del modo di vestire tanto inneggiato negli Usa un po’ di tempo fa, ovvero lavorare in grande libertà con pantaloni corti, magliette hawaiane e scarpe da ginnastica.
No, qui parliamo di un pantalone cucito con tanto di pinces e risvolti, tagliato però a metà coscia e portato con giacca sartoriale, camicia e cravatta. A vederne una tal quantità la domanda è sorta spontanea: gli stilisti si sono forse messi d’accordo prima delle sfilate, d’uscire insieme con la stessa proposta? «Assolutamente no», dice Alessandro Dell’Acqua. Tra couturier non si parlano, i tessutai non fanno la spia visto che non sanno le intenzioni dei design. E allora? «Allora è voglia di libertà, voglia di pantaloni corti». Sarà, ma pare molto più probabile la necessità di puntare su cose vendibili vista la magra che sta attraversando la moda maschile. «Il classico imperante in queste ultime stagioni è stato un flop, il mercato non tira». Ecco quindi puntare su un periodo, gli Anni 80, dove la moda la si vendeva a occhi chiusi e uno dei cavalli di battaglia erano proprio le bermuda.
«Basta ricordare le campagne pubblicitarie di Armani o Versace, stilisti simbolo, e si capisce da dove viene l’ispirazione di oggi». E si fanno pure delle anticipazioni di tendenza. «Stiamo già guardando agli anni Novanta, si sente già nell’aria odor di minimalismo». Nell’attesa di rattristarci per ora vanno questi bei giovanotti palestrati che amano indossare maglioncini attillati carichi di strass e lustrini. Ma i bermuda avranno successo? «Se vivessi alle Bermuda – dice Matteo Marzotto, condirettore generale della Valentino Fashion Group - li adotterei sempre, ma vivendo in Italia le cose sono molto differenti. Anche se posso mostrare le gambe, non so se andrei al lavoro in questa tenuta». Già, perché oltre a una questione di gusti non si può dimenticare il fisico e tutti non possono permetterselo. Non ha dubbi Anna Tatangelo, vincitrice del Festival di San Remo. «È innegabile che bisogna saperli portare, però l’idea mi piace molto». È entusiasta Alfonso Signorini direttore di Chi. «Assolutamente sì, anche se non abbiamo scoperto nulla di nuovo, giacca e bermuda è un modo di vestire che approvo a una sola condizione: senza cravatta».
Si associa Emanuele Farneti, giovane e bel direttore di Men’s Health: «Li porterò molto volentieri». E Geronimo La Russa: «Perché no? Proverò a metterli in ufficio e poi vi dico cosa ne pensa il capo». Non manca chi non è d’accordo. «È una moda inventata dagli inglesi che andavano in pensione alle Bermuda, da lì anche il nome – spiega un arbiter elegantiarum qual è Beppe Modenese -.

Pensionati che mettevano la giacca sopra i pantaloni corti per coprire la pancetta. No, non li porterei mai». Gli fa eco Giovanni Bozzetti, ex assessore alla moda: «In città proprio no, si può non mettere la cravatta ma giacca e pantaloni lunghi sono d’obbligo. Al mare si può fare quel che si vuole».

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