In ufficio Lite per mobbing con bassotto conteso

CI VA DI MEZZO IL CANE In malattia per un esaurimento nervoso, la donna scatena l’ira della capufficio che si fa restituire l’animale che le aveva donato

È una povera bassottina a fare le spese delle incomprensioni tra due donne. Una datore di lavoro e l’altra impiegata di un grand hotel del centro storico con un sacco di problemi. Difficoltà nei rapporti tra le due, sfociate in un procedimento all’ufficio provinciale del lavoro e in un’inchiesta della procura che ha visto anche il sequestro della povera cagnetta. Una diatriba che ha inizio circa tre anni fa, relativa a presunti episodi di mobbing di cui sarebbe stata vittima la 41enne Caterina, fino a poco tempo fa stimata addetta amministrativa di un grande albergo ma che da alcuni mesi è a casa in malattia per un presunto esaurimento nervoso, causato dalla sua datrice di lavoro.
Rapporti che sarebbero poi nel tempo migliorati, con tanto di dimostrazione pratica, quando, nel novembre scorso, la titolare dell’impresa di viaggi e soggiorni romani, avrebbe regalato a Caterina una bassotta tedesca. Caterina che però nel febbraio successivo si azzarda a chiedere alcuni giorni di malattia per problemi di attacco di panico. Da quel momento, secondo il racconto dell’impiegata, ricominciano i problemi, tanto da portare la donna a rivolgersi a un avvocato e ad avviare un procedimento per mobbing presso l’ufficio provinciale del lavoro.
Dal canto suo il datore di lavoro la denuncia per appropriazione indebita, chiedendo anche il sequestro del cane «Holly». L’amico a quattro zampe viene prelevato il quattro maggio dall’abitazione di Caterina e nei giorni scorsi il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso presentato dal difensore della donna, l’avvocato Stefano Caroti.
Alla base del provvedimento del giudice per le indagini preliminari, stando a quanto si è appreso, vi sarebbero la fattura dell’acquisto del cane, presentata dalla datrice di lavoro, e una fotografia che ritraeva quest’ultima con il bassotto. «Attendiamo che gli inquirenti svolgano con tranquillità tutti i loro accertamenti. Ho fiducia nella giustizia», ha dichiarato l’avvocato Caroti. «Sono stata sottoposta a una serie di atti denigratori e ostili nonché pretestuosi parte della mia titolare, che nel corso del tempo hanno avuto un unico effetto: intaccare gravemente il mio equilibrio e la mia salute fisica e psichica - ha fatto sapere l’indagata -. In questi anni sono dimagrita di dieci chili. Ho avuto un esaurimento nervoso.

La titolare dell’impresa dove lavoro, ha svilito la mia professionalità, menomato la fiducia e la stima in me stessa, costringendomi a sospendere l’attività lavorativa perché affetta da stati d’ansia e depressione accompagnati da irrefrenabili crisi di pianto, per i quali ho dovuto far ricorso a cure e a lunghe sedute di psicoterapia».
Lunghe sedute che, almeno per il momento, hanno dato pochi risultati: Caterina attende infatti «con terrore» il momento del ritorno in attività «sotto la stessa principale». Un incubo davvero interminabile.

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