Un'altra Procura nell'indagine sulla Lega: i pm di Roma aspettano gli atti

I magistrati milanesi pronti a trasemttere ai colleghi della capitale la parte dell'inchiesta sull'uso dei rimborsi del Senato. Ieri sentita nuovamente la segretaria amministrativa del Carroccio Nadia Dagrada. Presto nuovi nomi nel registro degli indagati

Tre Procure sembrano poche? Bene, la quarta si sta già preparando. L'inchiesta su «Lega ladrona», che ha travolto via Bellerio, sbarcherà presto anche a Roma. I pm milanesi, infatti, trasmetteranno a breve ai colleghi della capitale il filone d'indagine relativo al presunto reato di peculato che sarebbe stato commesso da alcuni big del partito, in relazione all'uso «disinvolto» fatto dei rimborsi assegnati dal Senato al gruppo parlamentare del Carroccio. Si tratta, in sintesti, del capitolo relativo alle spese sostenute dai senatori Piergiorgio Stiffoni e Rosy Mauro, su cui spicca l'acquisto di diamanti. Una ventina di pietre preziose per un valore complessivo di circa 300mila euro, che i due politici hanno sempre sostenuto di aver comprato con i propri risparmi privati. Ma che gli inquirenti sospettano siano stati finanzati con i fondi del partito. A Milano, intanto, continuano le verifiche sui conti bancari e sui bilanci del Carroccio. Ieri è stata sentita nuovamente come testimone la segretaria amministrativa Nadia Dagrada. La donna è stata ascoltata perché gli inquirenti sono alla ricerca di riscontri sulle voci di spesa che compaiono nei rendiconti degli ultimi anni della Lega, acquisiti agli atti, e sull'insieme della documentazione contabile entrata nel fascicolo dell'inchiesta, coordinata dall'aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini. Atti che sono stati analizzati nei giorni scorsi dai consulenti dei pm, dai quali è stata presentata una relazione che potrebbe essere utile ad «aggiornare» già nei prossimo giorni il registro degli indagati con altri nomi. I big del partito, insomma, tremano.

Mentre da Reggio Calabria, il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura ha raccontato agli inquirenti di un vertice della 'ndrangheta del 2006, durante il quale il boss Pasquale Nicoscia avrebbe affermato che la mafia calabrese «teneva in mano» il «partito che odia i terroni». Ovvero, il Carroccio.

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