Università Statale, i ribelli strigliano i prof: "Con noi, ma scendano in piazza"

Ateneo sotto assedio per organizzare il corteo del 30 ottobre. Gli universitari: "Azioni per farci sentire, il ’68 non c’entra" . In assemblea i collettivi hanno votato il blocco della didattica: "Useremo ogni mezzo". Sette cortei in 40 giorni. E ora tocca ai licei: picchetti e autogestioni

Università Statale, i ribelli strigliano 
i prof: "Con noi, ma scendano in piazza"

«Protestiamo per garantire a tutti il diritto di studiare. Non vogliamo essere paragonati alla generazione del Sessantotto. Il nostro obiettivo è solo migliorare l'università». A parlare sono gli animatori della protesta, riuniti in un chiostro della Statale pochi minuti prima dell'inizio della grande assemblea nell'aula 211.
Dicono che per combattere contro una riforma che considerano dannosa useranno qualunque strumento a loro disposizione. Ma non ci stanno a passare per quelli che occupano perché non hanno voglia di studiare. Anzi, considerano la presa in ostaggio dell'ateneo una soluzione estrema. Eppure, ieri mattina gli studenti di Scienze Politiche si sono visti sbarrare l'ingresso di via Conservatorio.
Dalle 8 alle 9, i due portoni sono rimasti chiusi. Fuori un banchetto per distribuire materiale informativo sul decreto Gelmini e qualche brioche. Dentro il deserto, fin quando, dopo circa un'ora, i ragazzi sono riusciti a entrare in aula. Un gruppetto - più o meno trenta persone - si è fermato in cortile improvvisando gruppi di «libero sapere», con l'obiettivo di preparare le lezioni in programma questa mattina in piazza Duomo. C'è stato anche il tempo di preparare un documento in tre punti che è poi stato sottoposto al Consiglio di facoltà.
All'ordine del giorno, la convocazione immediata degli stati generali di facoltà mercoledì prossimo alle 10.30, il blocco della didattica nella stessa giornata e la richiesta ai docenti di dar vita a lezioni sperimentali da gestire insieme con gli studenti.
Meno teso il clima in via Festa del perdono, dove per il momento di occupazione ancora non si parla. Anzi, la maggior parte degli studenti ritiene sia il metodo peggiore per far valere le proprie ragioni. Aule e corridoi sono rimasti gremiti per tutta la mattinata, fino alle 14.30 quando i collettivi di centrosinistra hanno chiamato tutti a raccolta per una grande assemblea. Si è parlato dei problemi dell'università, dei contenuti della riforma. A turno i ragazzi hanno preso la parola proponendo idee e iniziative. Ma soprattutto hanno invitato il rettore della Statale, Enrico Decleva, a prendere una posizione ufficiale contro l'ipotesi di far intervenire le forse dell'ordine all'interno dell'università.
«Non abbiamo alcuna voglia di occupare - spiegano -, ma vogliamo far sentire la nostra voce con azioni forti. Non c'entriamo niente con la generazione del Sessantotto, a noi importa solamente salvare la didattica e l'università». Al termine, un'ora e mezza dopo, raccontano che l'assemblea è servita solo per organizzarsi meglio in vista di dimostrazioni future. La prima è in programma il 30 ottobre, la giornata dello sciopero generale in tutto il Paese. «Tutti gli studenti devono scendere in piazza - urla uno di loro all'interno dell'aula piena fino all'inverosimile -. Ma i cortei vanno gestiti meglio, per evitare di prendere altre manganellate». Senza dimenticare che «è fondamentale rimanere uniti. Prendere le decisioni stando compatti».
Qualcuno se la prende anche con i docenti. «I professori che si stanno mobilitando sono pochi - interviene un altro studente -, questa è una vergogna anche perché nelle altre città d'Italia gli insegnanti si stanno schierando contro la riforma della scuola».
La risposta di chi in questa riforma ci crede è però già pronta. Lunedì pomeriggio, a partire dalle 14.

30, Azione universitaria movimento della libertà - il gruppo universitario del Pdl - darà vita a un'assemblea nella facoltà di Lettere e Filosofia, nel tentativo di chiarire una volta per tutte i contenuti del discusso decreto.

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