La Valentina, l'Abruzzo che ci piace

L'Abruzzo è la più sconosciuta delle grandi regioni italiane del vino. O, se preferite, la migliore delle piccole. Come che sia, ogni volta che assaggiamo un grande Montepulciano d'Abruzzo cui chiediamo perché gli enoappassionati non accorrano a fare scorta di questo vino che spesso può tenere botta rispetto ai grandi rossi italiani conclamati (Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino, Amarone, Agliancio del Vulture, Taurasi eccetera) a un prezzo decisamente inferiore.

Ogni volta che assaggiamo un grande Montepulciano d'Abruzzo, dicevamo. Come il Bellovedere della Valentina. Azienda questa dalla storia abbastanza recente ma già piuttosto gloriosa. Fondata nel 1990 sulle colline di Spoltore, nell'entroterra di Pescara, qualche anno dopo fu acquisita dalla famiglia Di Properzio, che ne fece un vero e proprio incubatore dell'espressività del terroir abruzzese, frutto di un microclima, di un'esposizione, di un terreno a loro modo unici. A cui i Di Properzio, in particolare il patròn Sabatino, hanno donato il valore aggiunto dell'adesione ai principi dello sviluppo sostenibile, a cui sono stati educati anche tutti i dipendenti.

Quindi il Bellovedere. Che, nell'annata 2015 da noi degustata - l'etichetta è prodotta solo nelle annate che mostrano di meritarlo - si appalesa magnificamente fruttata, ricca di erbe aromatiche, caffè e di un tocco balsamico assai aristocratico. In bocca i tannini sono «piuma e fèro», per citare Verdone. Finale lungo e nitido.

Potremmo anche finirla qui.

Ma nella carta dei vini La Valentina ci sono anche altri campioni: lo Spelt, Montepulciano d'Abruzzo Riserva di grana assai fine; il Binomio, grandiosa riserva nata dalla collaborazione con i veneti di Inama; il mineralissimo bianco Pecorino. Viva l'Abruzzo.

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