«Valentino? Un mito. Ma noi siamo anomali: teniamo famiglia» Entusiasmante debutto della coppia Chiuri e Piccioli: «Emozionati? Neanche un po’. Ci hanno abituato i figli...»

PADRI Pier Paolo ha tre bimbi, Maria Grazia due: «Sono loro che ci danno sicurezza». Lo stilista: «Ora la griffe è in buone mani»

Parigi«Sono i miei migliori allievi» dice Valentino arrivando alla sfilata con cui ieri sera Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli hanno dimostrato di meritare in pieno la nomina a direttori artistici della maison al posto della pur bravissima Alessandra Facchinetti. «Promossi con 110 e lode» sentenzia il maestro visibilmente commosso mentre scatta la standing ovation nell’anfiteatro della Sorbonne dove i due designer romani hanno deciso di presentare i 40 capi creati per l'alta moda della prossima estate: un inno a quell’idea di bellezza senza tempo e all’unicità delle lavorazioni che da sempre caratterizzano il marchio creato dal più famoso couturier italiano del mondo.
La scelta della location da sola basta a spiegare cosa sta succedendo in questo rarefatto mondo: una svolta, nel suo piccolo epocale. Per Valentino che una volta ci disse con la massima serietà «Il ’68? L’anno di una divina collezione bianca...» la sola cosa importante è e sempre resterà quella sua personalissima visione della vita che esclude d’ufficio le brutture e include la fiaba intesa come dive, divine, tappeti rossi, castelli e regine nella realtà quotidiana. Per i due designer romani che vivono del loro lavoro e davvero tengono come si suol dire famiglia avendo lei due figli e lui tre, la Sorbonne è un tempio della cultura dove esattamente 40 anni fa per la prima volta nella storia i giovani sono diventati protagonisti della società. «Noi conosciamo il prezzo del pane ma non per questo siamo incapaci di avere una visione onirica della vita» protestano i due con la semplicità che li contraddistingue. Maria Grazia e Pier Paolo sono due professionisti che da vent’anni non sbagliano un colpo. Si sono conosciuti da Fendi dopo gli studi di design e hanno fatto parte del dream team che ha disegnato la baguette, una borsa talmente di successo da far lievitare le quotazioni della griffe a livelli incredibili: 35 volte il suo valore di mercato al momento della vendita. Amici, complici e reciprocamente fan, insieme sono andati a lavorare per Valentino dove hanno continuato a disegnare accessori: la voce più profittevole nel bilancio di un’azienda di moda. «Debuttare con la couture avendo sempre e solo fatto borsette non è una bella idea» dicevano i maligni. Invece per una volta essere umili, lavorare sodo e saper fare squadra ha vinto sugli assurdi egocentrismi di cui si nutre il fashion system. «Quando i fattorini ci hanno fatto i complimenti per i vestiti, abbiamo provato una grandissima emozione. Per non parlare di quanto ci hanno dato le sarte lavorando giorno e notte sui nostri modelli». Per fermare il drappeggio di un abito da giorno rosso, una premiere ha utilizzato qualcosa come 8.000 spilli. Un vestito da sera fatto di solo filo ricamato a mano da solo costerà la bellezza di 180mila euro. Il piccolo tailleur bianco con le tasche a forma di rosa dimostra che gli elementi decorativi possono trasformarsi in elementi costruttivi: basta avere una visione ben precisa di un sogno.
Ci sarà tempo per inventare qualcosa che nessuno ha mai visto prima sulle passerelle? Forse. Ma non c’è più tempo per sognare di essere unici, insostituibili e depositari della verità: siamo nell’epoca del lavoro d’equipe. Proprio per questo la sfilata di Jean Paul Gaultier ci ha lasciato l’amaro in bocca: uno spettacolo impeccabile come il testo scritto da un esperto calligrafo in un mondo che ormai sa scrivere solo al computer o con gli sms.

Ma la visione di Ines de la Fressange, bella come non mai a 51 anni suonati e vestita divinamente con un abito mutuato dall’idea dello smoking forse smentisce la teoria dei sogni che muoiono all’alba colpiti dalla luce di una crudele realtà.

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