Valerio Castello, la meteora del Barocco

Nell’autunno del 1659 moriva a soli trentaquattro anni il pittore Valerio Castello per un male «improvviso», come registrano le laconiche cronache del tempo. Il nome potrebbe dire poco al pubblico non specialista, se non fosse accompagnato da ben centotredici capolavori tra dipinti e disegni che la dicono lunga sul suo conto. Bravissimo, Castello è uno degli artisti più prestigiosi del Seicento genovese, come dimostra la sua prima mostra monografica aperta sino al 15 giugno al Teatro del Falcone nel complesso di Palazzo Reale di Genova. Un luogo particolarmente adatto, perché proprio nel Museo di Palazzo Reale si possono apprezzare un soffitto affrescato dal pittore con l’Allegoria della Fama e la spettacolare tela col Ratto di Proserpina.
La rassegna per la prima volta ricostruisce tutta la sua attività, aprendo un panorama anche su predecessori e seguaci. Le prime opere, come il Ritrovamento di Mosè, o la Decollazione del Battista, raccontano come il giovane Castello, nato in una famiglia di artisti e letterati, scelga subito una propria strada. Un percorso che, certo, tiene conto dell’eredità pittorica del padre Bernardo o dei maestri Domenico Fiasella e Giovanni Andrea de Ferrari, naturalisti sulle orme di Caravaggio. Ma si confronta presto con pittori padani e fiamminghi, presenti con le loro opere nelle ricche collezioni genovesi. Federico Barocci, Giulio Cesare Procaccini, van Dyck e Rubens, sono gli stimoli a una pittura densa di colore e movimento, aerea, vivace, dai ritmi compositivi sempre più incalzanti, che si tradurranno in un geniale e precoce barocco.
Una quantità di opere, sacre e profane, ed un paio di ritratti, prestati da musei e collezioni private ed esposti secondo temi e cronologia, raccontano l’artista dalla giovinezza alla maturità, attraverso soggetti più volte affrontati come Il ratto delle Sabine o La strage degli Innocenti. La poesia maggiore è nascosta nelle sfumate e delicate Madonne, come le giovanili Madonna della Fruttiera, che ricorda Parmigianino, o la Madonna delle ciliegie, nelle Sacre Famiglie, nelle Madonne della Carità, con seni scoperti, e nelle Madonne del velo che testimoniano la delicata sensualità di Castello.
Nato a Genova nel 1624, il pittore non ha una vita avventurosa, a giudicare dai documenti. A parte qualche viaggio a Parma e a Milano, sembra passare a Genova i suoi trentaquattro anni. Nel 1657 si sposa, ma nel testamento fatto poco prima lascia i suoi beni alla madre e ai fratelli.

A noi lascia anche qualche preziosa firma sui quadri e un pugno di seguaci, illustrati in una sezione apposita della mostra.
mtazartes@tele2.it
LA MOSTRA
«Valerio Castello 1624-1659. Genio Moderno», Genova, Museo di Palazzo Ducale, piazza Matteotti 9. Info: 0105574000.

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