Papa Francesco, la bronchite non dà tregua. "Non posso leggere bene"

Raffreddato e con la bronchite, Papa Francesco rinuncia ancora una volta alla lettura del suo discorso per l'udienza in Piazza San Pietro: "Non posso leggere bene"

Papa Francesco, la bronchite non dà tregua. "Non posso leggere bene"
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Anche se pioggia e grandine hanno colpito alcune zone di Roma in mattinata, il maltempo non ha fermato Papa Francesco, che ha partecipato all'Udienza Generale in Piazza San Pietro. Ben coperto da un cappotto bianco, ha salutato i fedeli presenti salendo a bordo della papamobile, ma le sue ancora precarie condizioni di salute non gli hanno permesso, ancora una volta,, di poter leggere il discorso preparato per i fedeli.

La bronchite del Papa

Come già accaduto appena quattro giorni fa in occasione dell'apertura dell'Anno Giudiziario del Tribunale vaticano, anche in questo caso il raffreddore ma soprattutto la bronchite hanno avuto la meglio. "Cari fratelli e sorelle, buongiorno! La catechesi di oggi la leggerà il mio aiutante, perché ancora sono raffreddato e non posso leggere bene", ha detto Bergoglio. Il discorso riguardava il ciclo su "I vizi e le virtù", con una riflessione sul tema della superbia.

Ma come sta davvero Papa Francesco? Sono già state numerose le occasioni in cui non è riuscito a leggere i suoi discorsi oltre ad aver sospeso alcune udienze per i sintomi influenzali che non gli danno tregua ormai da settimane, tant'é che si è resa necessaria anche una tac ai polmoni per evitare complicanze o brutte sorprese. Per una pronta guarigione, evidentemente, sarà necessaria ancora un po' di pazienza.

Il Papa si è limitato soltanto a poche parole di saluto lanciando un appello per la pace. "Ancora una volta, fratelli e sorelle, rinnovo il mio invito a pregare per le popolazioni che soffrono l'orrore della guerra in Ucraina e in Terra Santa, come pure in altre parti del mondo. Preghiamo per la pace, chiediamo al Signore il dono della pace", ha detto Papa Francesco, prima di far leggere la catechesi da don Pierluigi Giroli, officiale della Segreteria di Stato.

Le parole sulla superbia

Il discorso del pontefice sulla superbia è stato letto da don Pierluigi Giroli. "Se la vanagloria è una malattia dell'io umano, essa è ancora una malattia infantile se paragonata allo scempio di cui è capace la superbia", sono le parole pronunciate durante la catechesi. "Gli antichi greci la definivano con un vocabolo che si potrebbe tradurre 'eccessivo splendore'. In effetti, la superbia è autoesaltazione, presunzione, vanità. Il termine compare anche in quella serie di vizi che Gesù elenca per spiegare che il male proviene sempre dal cuore dell'uomo. Il superbo è uno che pensa di essere molto più di quanto sia in realtà; uno che freme per essere riconosciuto più grande degli altri, vuole sempre veder riconosciuti i propri meriti e disprezza gli altri ritenendoli inferiori", sottolinea il Pontefice nel discorso letto dal suo collaboratore.

Passando in rassegna i vizi capitali, il Papa afferma che la superbia è il peggiore, tant'é che lo stesso Dante Alighieri, nella Divina Commedia, la colloca nella prima cornice del Purgatorio. I cristiani che non rinunciano a questo vizio si allontanano da Dio "e l'emendazione di questo male richiede tempo e fatica, più di ogni altra battaglia a cui è chiamato il cristiano. In realtà, dentro questo male si nasconde il peccato radicale, l'assurda pretesa di essere come Dio". Nella lista dei "sintomi" delle persone superbe lette dal collaboratore del Papa viene ricordato "l'aspetto fisico" di questo male dei nostri tempi rappresentato da una "dura cervice", con un collo che, in pratica, non si piega.

"È un uomo facile al giudizio sprezzante: per un niente emette sentenze irrevocabili nei confronti degli altri, che gli paiono irrimediabilmente inetti e incapaci".

Ma cosa si può fare contro la malattia della superbia? Il Papa sottolinea che c'è poco da fare in quanto è "impossibile parlarle, tantomeno correggerla, perché in fondo non è più presente a sé stessa. Con essa bisogna solo avere pazienza, perché un giorno il suo edificio crollerà".

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