I punti chiave
Più aumentano le voci sulla salute del Papa, più il pensiero tra prelati ed addetti ai lavori va a quella parola spesso impronunciabile: Conclave. La prossima settimana Francesco compirà 87 anni, un traguardo a cui arriva con evidenti acciacchi e le difficoltà respiratorie che gli impediscono di leggere la catechesi da più settimane. Lo stesso Pontefice argentino negli ultimi tempi ha dimostrato di pensare spesso alla sua successione e lo ha dimostrato anche con ironia facendo in pubblico il nome che secondo lui assumerà chi gli succederà: Giovanni XXIV.
La riforma del Conclave
Il 5 dicembre ha compiuto 80 anni il cardinale coreano Yeom Soo-jung, portando a 134 la quota dei cardinali elettori. Un numero destinato a ridursi ulteriormente prima della fine dell'anno con l'uscita di scena del maliano Jean Zerbo e del peruviano Juan Luis Cipriani Thorne, uno degli ultimi elettori sudamericani d'orientamento distante da quello bergogliano. Ma sul futuro Conclave aleggia un colpo di scena che potrebbe far saltare ogni schema: ad inizio novembre, infatti, la vaticanista statunitense Diane Montagna ha lanciato l'indiscrezione relativa ad una riforma che Francesco avrebbe affidato nelle mani del fidato canonista Gianfranco Ghirlanda che vedrebbe l'esclusione dei cardinali ultraottantenni dalle congregazioni generali condotte d'ora in poi in piccoli gruppi di lavoro. Ma soprattutto il nuovo Conclave formato Bergoglio vedrebbe l'aggiunta di laici e religiosi con diritto di voto che peserebbero il 25% mentre i cardinali elettori sarebbero determinanti per il restante 75%. Un cambiamento epocale che però la Sala Stampa della Santa Sede ha smentito giudicandola una notizia senza fondamento. Si sa, però, che Francesco è piuttosto imprevedibile e non sempre informa delle proprie decisioni la comunicazione ufficiale.
La punizione a Burke
Lo si è visto anche di recente con la punizione riservata al cardinale Raymond Leo Burke, annunciata in una riunione di capi dicastero ma filtrata solamente grazie ad un'indiscrezione di Riccardo Cascioli su La Nuova Bussola Quotidiana. Interrogato sull'accaduto in una conferenza stampa, il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni ha declinato ogni commento ma poi ci ha pensato il Papa stesso a confermare tutto con una nota di risposta al giornalista britannico Austen Ivereigh. Francesco ha effettivamente annunciato di voler privare di stipendio e casa il cardinale statunitense 'colpevole' di aver criticato il Sinodo sulla sinodalità in più iniziative pubbliche, ma il diretto interessato per ora non ha ricevuto un atto ufficiale relativo alla perdita del cosiddetto piatto cardinalizio, nè sa quanto dovrebbe pagare in più al mese per poter continuare a vivere nell'appartamento adiacente via della Conciliazione a lui assegnato più di 14 anni fa e per il quale paga un affitto, seppur a canone agevolato come tutti i servitori della Santa Sede. La mossa del Papa, difesa pubblicamente da alcuni giornalisti del mondo anglosassone spesso autori di cronache entusiaste sull'attuale pontificato, in privato ha lasciato perplessi anche diversi prelati non certo ostili a Bergoglio. Il loro stesso timore è che si possa rivelare un boomerang a livello comunicativo, macchiando l'immagine di una Chiesa aperta a "todos, todos, todos" che Francesco si sta sforzando di far passare ai media. Se, da un lato, togliere casa e stipendio ad un cardinale notoriamente non in sintonia con l'agenda di questo pontificato rischia di provocare indignazione anche tra quei porporati che non hanno condiviso le prese di posizione critiche verso il Papa, dall'altra nell'immediato potrebbe spegnere qualsiasi voce dubbiosa sul Sinodo. Per paura. Molti prelati che vivono a Roma, spesso anziani e soli, non possono permettersi di pagare un affitto a prezzo di mercato nelle case della Santa Sede.
La successione
Nonostante la paura, nessun membro nel collegio cardinalizio si è sentito di difendere pubblicamente la decisione del Papa su Burke. In questi ultimi anni di pontificato Francesco ha dato sempre più l'idea di sentirsi accerchiato, specialmente in coincidenza con l'aggravarsi della sua salute. Nel 2021, dopo l'operazione d'urgenza al colon, il Papa si sfogò con i gesuiti slovacchi dicendo "sono ancora vivo, nonostante alcuni mi volessero morto" e raccontando di aver saputo di incontri di prelati che preparavano il Conclave. Questo clima di sospetto lo ha portato di recente ad affidarsi soprattutto a fedelissimi, in particolare a gesuiti ed argentini. Ad un suo connazionale, infatti, ha dato a sorpresa la guida dell'ex congregazione per la dottrina della fede: il neocardinale Víctor Manuel Fernández, suo amico e figlio spirituale storico, a cui ha dato il compito di lavorare nel segno della discontinuità con il passato di quel dicastero. Discontinuità non solo rispetto agli anni di Joseph Ratzinger, ma anche a quelli più recenti del gesuita spagnolo Ladaria Ferrer. In questo momento Fernández viene considerato l'uomo più influente sulle decisioni dell'anziano Papa.
Intanto in Vaticano, seppur a mezza bocca, ci si interroga se effettivamente dietro ai malanni di Francesco ci sia solo una bronchite, mentre il pontificato ha superato il giro di boa e sembra entrato della fase del "fare presto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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