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Dal consigliere di Putin all'incontro con Kirill: la missione di Zuppi a Mosca

Il cardinale, inviato speciale del Papa, vedrà il braccio destro di Putin sulla politica estera. Ed è atteso al patriarcato ortodosso

Dal consigliere di Putin all'incontro con Kirill: la missione di Zuppi a Mosca
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Il cardinale Matteo Maria Zuppi, inviato del Papa per l'allentamento delle tensioni nel conflitto in Ucraina, è atterrato a Mosca nel momento più difficile, a pochi giorni dal clamoroso ammutinamento di Evgenij Prigožin e del suo gruppo Wagner che ha rischiato di trascinare la Federazione sull'orlo della guerra civile. Quella moscovita è la seconda tappa della missione che Bergoglio ha affidato all'arcivescovo di Bologna, già esperto mediatore di pace nella sua esperienza con la Comunità di Sant'Egidio, nella speranza di mettere le basi per l'avviamento di percorsi di pace tra la Russia e l'Ucraina.

L'agenda del cardinale

L'agenda della due giorni di Zuppi nella capitale russa prevede l'incontro con monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo dell'arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. Alle 19 locali di oggi, il cardinale sarà nella cattedrale cattolica dell'Immacolata Concezione per la celebrazione liturgica. Negli anni del regime sovietico questa chiesa venne trasformata in una fabbrica ed è stata poi restituita alla Chiesa cattolica dopo il crollo dell'Urss, nel 1995.

Tra diplomazia ed ecumenismo

Gli impegni del presidente della Cei saranno distribuiti su un doppio binario: quello diplomatico e quello ecumenico. Sul primo piano, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato che oggi stesso Zuppi vedrà Yuri Ushakov, consigliere presidenziale per la politica estera. Sbaglia chi può pensare che il probabile mancato incontro con il ministro degli esteri Sergej Lavrov sia un segnale della scarsa importanza che il Cremlino attribuisce alla missione papale. Ushakov, infatti, non è un semplice assistente ma è il braccio destro più fidato e competente in politica estera di Putin, forte di un'esperienza come ambasciatore russo negli Stati Uniti ed interlocutore diretto del consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan. Per comprendere il peso che riveste al Cremlino è sufficiente pensare al fatto che Putin lo ha voluto a presiedere il comitato incaricato di preparare il vertice Brics che si terrà a Kazan nel 2024 e che è fondamentale per l'immagine internazionale di una Russia sempre più isolata dall'Occidente.

Ma al piano diplomatico, così com'è abitudine nella difficile storia dei rapporti russo-vaticani, si intreccia quello ecumenico con il patriarcato di Mosca che è stato finora il principale alleato interno di Putin in quella che lui chiama operazione militare speciale in Ucraina. Per questo motivo il cardinale incontrerà senz'altro rappresentanti della Chiesa ortodossa russa e con molta probabilità sarà ricevuto anche da Kirill. In ambienti vaticani filtra ottimismo sulla possibilità che l'incontro tra l'inviato del Papa ed il patriarca, magari nella residenza patriarcale nel monastero Danilov, possa realizzarsi nella giornata di domani. Zuppi, peraltro, vanta un'ottima conoscenza del mondo ortodosso e viene dall'esperienza di Sant'Egidio che può contare su relazioni privilegiate con l'alta gerarchia del Patriarcato.

Obiettivi realizzabili

La missione del cardinale ha una sua valenza diplomatica come dimostra la presenza, al suo fianco, di un officiale della Segreteria di Stato che conosce benissimo la lingua russa. Non a caso, nel comunicato ufficiale della Santa Sede che annunciava l'avvio della missione si era stati attenti a specificare che il presidente della Cei si muoverà d'accordo con la Segreteria di Stato.

Ma quali sono gli obiettivi che questa due giorni, seguita di qualche settimana a quella in Ucraina, può pensare di raggiungere? Non certo la fine istantanea della guerra. La Santa Sede e lo stesso cardinale ne sono perfettamente consapevoli. Giovanni Codevilla, docente ed esperto di storia della Russia, ha detto a IlGiornale.it che la missione potrebbe perseguire "finalità minori come ad esempio l'individuazione di una soluzione umanitaria restituzione dei bambini ucraini deportati in Russia". Quello in favore dei minori ucraina era un impegno preso da Francesco nel corso del colloquio in Vaticano con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ma anche questo traguardo non sarà facile per la Santa Sede se si tiene in considerazione quanto oggi stesso ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, respingendo l'accusa di deportazione e sostenendo che "i nostri militari, rischiando ripetutamente la propria vita, hanno adottato misure per salvare i bambini, per sottrarli ai bombardamenti".

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