Non è impossibile identificare nel supremo illusionismo di Velázquez il riflesso dellabisso fra artificio e realtà che incombeva sulla Spagna di Filippo IV. Nellaffascinante tensione fra reale e rappresentato dei suoi dipinti - quasi una conferma che «la vita è sogno», come teorizzava lamico Calderon de la Barca -, troviamo tuttavia soltanto il vero del «gran teatro del mondo». Perché esperienza e illusione vanno insieme, come sembra affermare quel meraviglioso capolavoro conservato al Prado, Las Meninas, grande assente nellimportante mostra londinese «Velázquez» in corso alla National Gallery fino al 21 gennaio. Evento eccezionale anche per il grande pubblico (viste le 14mila prenotazioni anticipate e i 3.500 visitatori il primo giorno di apertura), la rassegna presenta in ordine cronologico una cinquantina di opere ripercorrendo la vita dellartista dai primi anni a Siviglia nella bottega di Francisco Pacheco alla sua nomina a pittore di corte a Madrid attraverso due soggiorni in Italia.
Curata dallamericano Dawson Carr, conservatore della pittura italiana e spagnola alla National Gallery, è la prima grande mostra dedicata a Velázquez in Inghilterra, dove le collezioni londinesi del duca di Wellington e della stessa National Gallery già conservano una decina dei suoi dipinti più famosi, come lo splendido Acquaiolo di Siviglia e la conturbante Venere allo specchio, ora mescolati ai prestiti del Prado e del Kunsthistorisches di Vienna, dei musei di Orléans, Alicante e Fort Worth e collezioni private, distribuiti in quattro delle sontuose sale dellantica ala della pinacoteca in Trafalgar Square. Nella prima sala incontriamo un eccezionale gruppo di bodegones dipinti intorno ai ventanni, quelle scene libere e naturalistiche di vita popolare in cui si esprimeva tutto lo spirito laico di un artista che preferiva «primeggiare nella pittura delle cose comuni piuttosto che essere secondo nellarte più elevata», in tal modo portando le prime a vette sublimi, vedi la Vecchia friggitrice, Marta e Maria in cucina, Due giovani a un tavolo.
Nei bodegones si incomincia a individuare il senso del ritratto che passando dallausterità quasi minacciosa di Madre Jeronima de la Fuente alla sdegnosa intensità del poeta Gongora, culminerà con i ritratti severi di Filippo IV e le sfavillanti e tristi pedine politiche Mariana dAustria, e Infanta Margarita, stupefacenti prestiti del Prado, che trionfano nelle ultime due sale, fra le inquietanti immagini dei giullari e dei nani di corte. Se per i ritratti del sovrano Velázquez attinge al Tiziano che aveva scoperto nelle collezioni di corte - «Impossibile concepire unimmagine di Filippo IV diversa dallinterpretazione di Velázquez», dirà Picasso - la pennellata libera, rapida e sicura nei ritratti di Mariana dAustria, e dellInfanta Margarita anticipa Renoir, Degas e Sargent.
Uomo estremamente riservato ma ambizioso, dopo aver lavorato con Pacheco a Siviglia, Diego Rodriguez de Silva y Velázquez (1599-1660) si era conquistato il favore della corte di Madrid, dove aveva studiato le opere nelle collezioni reali e nel 1628 aveva incontrato Rubens in missione diplomatica. Un anno dopo un primo viaggio in Italia lo aveva portato a Milano, Firenze, Roma e Napoli. Di questo periodo è il più italianizzante dei suoi dipinti, La fucina di Vulcano, preludio alla sua straordinaria libertà cromatica. Nel suo secondo viaggio italiano, dal 1649 al 1651, Velázquez dipinge i ritratti di Juan de Pareja e di Innocenzo X. Caravaggio è un buon riferimento per Velázquez, anche se oggi resta difficile stabilire il rapporto concreto, dichiara Gabriele Finaldi, vicedirettore per le ricerche e la conservazione al Prado.
La mostra londinese, ribadisce lo studioso, meritava il pieno supporto del Prado, anche per enfatizzare un pittore eccezionalmente laico in un Paese e in unepoca di grande potenza della Chiesa. Velázquez non era religioso, scarsi i libri di religione nella sua biblioteca, nessuna appartenenza alle confraternite, dei suoi 130 dipinti soltanto una dozzina sono di soggetto religioso. Dipinse per i Francescani e per gli Ordini di Siviglia, ma nella città dove trionfava il dogma della Vergine lartista mantenne un atteggiamento autonomo e originale, antidealizzante.
La sua rappresentazione dellImmacolata Concezione (1618) è più naturalistica che retorica, né idealistica né artificiale, lapproccio è molto diverso da quello dei contemporanei, anche nella Madonna col Bambino dipinta nel 1625. È un approccio realista non crudo, osservato, ribadisce Finaldi, attento al simbolismo, in cui la rappresentazione giunge allintensità religiosa senza artificio e senza idealizzazione, che qui vediamo nella splendida Adorazione dei Magi prestata dal Prado, nel San Giovanni a Patmos, nel Cristo flagellato, nella Tentazione di San Tommaso, una tela poco nota proveniente dal museo diocesano di Orihuela-Alicante.
LA MOSTRA
Velázquez
Londra, National Gallery. Fino al 21 gennaio. Catalogo a cura di Dawson Carr, Yale University Press.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.