Velista salvato, ma lui si offende

Ci sarebbe il lieto fine. Ore 12.45, dimentichiamo la tempesta e godiamoci finalmente quel sole. Savona lo aspetta, ma lui non si aspettava nessuno. Alberto Daccà, 49 anni, il velista genovese disperso dal pomeriggio del 31 dicembre, vede la terra. Un miraggio? Peccato che lui la pensasse diversamente. Dopo il salvataggio degli uomini della capitaneria di Savona, ci sarebbe una bella storia da raccontare. Ma il condizionale è d'obbligo. Perché Daccà ha accettato l'aiuto ma non voleva farsi aiutare, avrebbe voluto continuare da solo. Dalla Corsica per ritornare a casa, dal porto di Macinaggio per scoprire che il mare può diventare uno sgradito compagno di viaggio. Lo hanno trovato nel cuore della notte (erano le 4) a circa 7 miglia a sud di Capo Noli, nel ponente ligure. Trentasei ore dopo una spedizione che sembrava da missione impossibile. È stato un soccorso complicato, colpa di un tempo che ha fatto i capricci per tutta la notte. E tutti vissero felici e contenti? Ci sarebbe da far festa, eppure lui, lo skipper, non l’ha presa troppo bene. Si è arrabbiato, e molto, quando ha visto telecamere e taccuini, diffidando tutti da riprese o fotografie. Ma l'allarme lanciato dai suoi familiari? Lui ha spiegato che gli era già capitato di ritrovarsi in mare aperto con certe condizioni atmosferiche; che sarebbe arrivato a destinazione da solo e che nessuno avrebbe chiesto l'intervento della capitaneria. Ipotesi smentita, poi, dagli stessi uomini della guardia costiera.

«La segnalazione è arrivata, non ci siamo certo inventati nulla - ha spiegato Pier Paolo Pallotti, capitano di corvetta della capitaneria di porto di Savona -. L'allarme è arrivato alla sala operativa di Genova da parte dei familiari che non avevano sue notizie da diverse ore».

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