RomaAntonello Venditti è un tipo tosto, romano ma romanista deppiù. Il sanguigno paravento che fa spettacolo e che continua, comunque, a fare la storia del pop italiano. Il suo cd Unica è uscito da una settimana, ha suoni attuali e compressi, ma con i tempi che corrono non basta la trafila in tv e un Alfano come ammiratore. Servirebbe una spintarella, una mossa geniale come quella di aprire la tournée l8 marzo per sponsorizzare - ci vorrebbe una donna - un futuro premier in rosa.
Chissà se è stato solo un caso, allora, lapertura «a sorpresa», della prima kermesse romana di Futuro e Libertà al glorioso teatro Capranica. Un saluto via maxischermo al popolo dei virgulti futuristi, ieri pomeriggio, destinato a far discutere da qui allEpifania. Il messaggio di Antonello, registrato venerdì, irrompe a benedire i presenti alla convention romana. Umanità trattata come né carne né pesce. Lui ha limmancabile occhiale da sole, il piumone e la sciarpa grigia. Se potesse si farebbe una bella sigaretta: «Un saluto cari compagni, camerati e sir...». Fate voi. Venditti non guarda in faccia nessuno, ma quel «camerati» avrà fatto correre un brivido nella schiena al povero Gianfranco che fa tanto per rimuovere il ricordo. Lautore di Roma Capoccia tiene a salutare la neorganizzatrice romana, lex direttore del Secolo dItalia Flavia Perina, una delle poche (vere) femministe di destra. Ricorda Antonello: «Con Flavia ci siamo conosciuti lanno scorso sui tetti di Architettura (quando parlavano di «diritto al futuro e alla libertà...»), cerano anche Granata e Della Vedova, ora continuiamo a incontrarci per sostenere la cultura di questo Paese. La cultura che è una e basta. «Su questa abbiamo le stesse idee. Non importa chi siamo, ma se facciamo qualcosa: ora è il momento di scendere dai tetti e andare tra la gente, nelle piazze!», ha concluso Antonello. Perina ringrazia e annuncia al popolo: «Futuro e Libertà ha lambizione di guardare a Roma come a Parigi e New York, non vogliamo essere una città che si ferma per un acquazzone, non vogliamo lo sguardo indietro ma ad Alemanno diciamo che si è arreso allo stereotipo leghista della Roma stracciona». Uno stereotipo, ha ricordato Flavia Perina, santificato dallabbuffata pubblica di pajata e polenta consumata in piazza di Montecitorio.
Venditti (che nella sua canzone E allora canta, usa verbi al futuro...), sceglie, dunque, il qualunquismo vincente di rossi e neri pari sono. Proprio come Fini che ha poi continuato sulla falsariga, raccontando ai soci dei circoli la storia dei concetti superati, ormai perdenti. Altro che camerati. «Futuro e Libertà vuole andare oltre la nuova destra - sostiene Gianfranco che ha annunciato di volersi prendere i voti dei delusi del PdL -. Futuro e Libertà vuole rappresentare una nuova forza politica sapendo che destra, sinistra e centro, sono etichette che non significano più nulla per la stragrande maggioranza del Paese».
Per il leader di Fli ora tutto è nuovo, «non si possono più riproporre vecchie categorie del passato pensando che se dici qualcosa di destra o di sinistra puoi allettare i vecchi elettori». Tutto nuovo, appunto, ma dove sta il leader?
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