Ci sono gruppi che hanno bisogno di un po' di rodaggio prima di mettersi a fuoco. I Coma Cose sono tra questi. Formato da Fausto Lama e California, che sono coppia anche nella vita (lei in realtà si chiama Francesca Mesiano, lui Fausto Zanardelli), hanno vite passate, esperienze diverse, ispirazioni lontane.
Eppure oggi sono probabilmente i firmatari di uno dei dischi dell'anno, sia per intensità che per larghezza di orizzonte. Si intitola Un meraviglioso modo di salvarsi, esce oggi ed è il crocevia tra ciò che resta del rap più credibile e la memoria del passato, tra ombre di «urban» e tracce di new wave ed elettropop che discendono dagli anni Ottanta. «Il disco è una sorta di diario», spiegano loro due presentando(si) alla Casa degli Artisti di Milano. «Siamo spariti dopo il riscontro positivo a Sanremo del 2021 e un tour tutto esaurito» ammettono loro che sono complementari ma distanti, che vivono insieme ma abitano talvolta mondi separati. California, ops Francesca, ha una bella voce, sa gestirla anche dal vivo ma ha resistito a lungo alla tentazione di fare musica da professionista: «Lavoravo in una falegnameria, poi ho incontrato Fausto, lui non trovava una voce per il suo progetto e, visto che ci credevo molto, mi sono detta: Lo faccio io, perché no?». Fausto Lama ha radici lontane, che arrivano alle origini del rap e scendono indietro fino agli anni Ottanta, ben prima della sua vita artistica nota sotto lo pseudonimo Edipo. «Che senso ha oggi fare musica?» si sono chiesti loro due, che hanno trovato la risposta nel comporre musica e nel farlo come si deve, senza troppe sofisticazioni tecnologiche e un sano, vivificante «spirito da cantina».
Insomma il titolo Un meraviglioso modo di salvarsi nasce proprio dalla comprensione di sentirsi fragili e di aver bisogno di curarsi attraverso la composizione di canzoni nuove e vivifiche. «Il nuovo disco - spiegano - è nato apposta per essere suonato dal vivo e in tour sul palco saremo in 8». Tanto per capirci, inizieranno il tour il 17 marzo da Padova per finire un mese dopo il 29 aprile al Fabrique di Milano: «Avremo un percussionista e una violoncellista per dare più corpo alle nostre suggestioni sonore». Lo faranno anche grazie ai nuovi brani di un disco che è sul serio un signor disco. Dallo skit divertente e vitalissimo di Oltre gli alberi passando per Odio i motori (c'è bisogno di aggiungere altro?), i Coma Cose non sbagliano un colpo, azzeccano un rush finale di canzoni da applausi (Mal di noia, Giorni opachi, Sei di vetro) e trasformano il difficile, contrastato concetto di «resistenza» in una sorta di inno generazionale che mira alla salvezza dell'individuo più che dell'idea.
Per chiudere, il successo di Fiamme negli occhi dopo il Sanremo dell'anno scorso non è stato una semplice fiammata, appunto. Ma la reale scintilla di un duo che, diventando sempre più una band, è destinato a crescere ancora.
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