"La vera follia è dare un ufficio a ogni parlamentare"

La deputata radicale Rita Bernardini si sofferma su quello che ritiene lo spreco più grande della Casta: "Un benefit che ci costa 9mila euro al mese per ogni eletto"

Roma - Rita Bernardini, deputata radi­cale eletta nelle liste del Pd; dicia­mo la verità, dalla vostra operazio­ne trasparenza sulle Camere viene fuori che il parlamentare è il più bel mestiere del mondo.
«Mettiamo subito in chiaro una co­sa. Come Radicali pensiamo che a de­putati e senatori debbano essere dati tutti i mezzi. Anche spendendo di più di ora».

Cos’altro potremmo pagare agli eletti oltre al chirurgo plastico?
«No, servono strumenti che metta­no i parlamentari in grado di fare me­glio il loro lavoro. Molte più banche da­ti, mezzi per approfondire e garantire la trasparenza. Questi sono strumenti che mancano».

E invece garantiamo, a vita, cure private per le vene varicose. Forse anche questa è democrazia...
«Se vogliamo è una follia anche dare a ogni deputato un ufficio. Ci costa no­vemila euro al mese per ogni eletto».

Siete contrari all’assicurazione sa­nitaria per i parlamentari?
«Ce l’hanno tantissimi cittadini,non vedo perché i deputati non se la possa­no pagare di tasca propria. Non capi­sco­perché questa spesa debba per for­za fare gravare sul bilancio della Came­ra, che potrebbe essere impiegato me­glio. Con quelle risorse si potrebbe, ad esempio, garantire la trasparenza dei lavori di commissione, che sono sco­nosciuti. Si potrebbe dare ai cittadini la possibilità di comunicare con gli eletti e fargli conoscere tutti gli aspetti della vita parlamentare. Quando nac­que Radio Radicale facevamo le diret­te di nascosto proprio perché riteneva­mo importante che i cittadini cono­scessero, non solo la decisione finale, ma anche il dibattito che ha portato a prendere quella decisione».

Che accoglienza ha avuto l’opera­zione «Parlamento WikiLeaks». I colleghi le hanno tolto il saluto?
«Tutto sommato no. Di ostilità da parte della base dei deputati non ne ho incontrata. Anzi, prevalgono gli ap­prezzamenti. Ma quando abbiamo co­minciato con l’operazione trasparen­za a fare uscire i fornitori e i consulen­ti, la cosa ha dato molto fastidio ai que­stori della Camera e, ancora di più al­l’amministrazione. Tanto che hanno cambiato le regole in senso peggiorati­vo».

Meno trasparenti?
«Sì.

Fino a quando nessuno aveva chiesto queste informazioni non si era­no posti il problema. Ora è più difficile anche per noi deputati. Anche sulle spese non ci è stata data una risposta completa. Ad esempio manca la spesa per la chirurgia plastica».

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