La verità delle sfide superate

I sondaggi di Silvio Berlusconi fanno paura. Dopo qualche giorno di quasi terzismo, il Corriere della Sera corre ai ripari: apertura tradizionale sui guai giudiziari del premier. E fondo di Francesco Giavazzi che fa antiberlusconismo un tanto al chilo, e racconta come il programma del centrodestra per tanti versi non fosse male (così l'idea di tagliare le tasse, già assai fruttuosa negli Stati Uniti) ma il premier si occupò solo delle leggi sui suoi processi e poi arrivò l'11 settembre, e l'occasione fu persa. Dopo, l'esecutivo non si dimostrò all’altezza delle emergenze. Oggi siccome tra Iran e petrolio, tra bolla immobiliare e aviaria, si annunciano tempi pericolosi, è meglio puntare su forze più affidabili, cioè l'armata brancaleon-prodiana. Un compitino proprio svogliato, quello di Giavazzi.
Non mancano certo i limiti nell'azione del centrodestra: Giulio Tremonti ha ricordato i ritardi nel comprendere appieno gli effetti dell'assunzione dell'euro, innanzi tutto gli svantaggi commerciali con l'area dell'ex marco per di più in una fase di stagnazione della Germania. E l'inadeguata valutazione degli effetti che le modalità dell'apertura dei mercati europei ai prodotti cinesi avrebbero determinato. Euro e globalizzazione sono scelte positive e irreversibili, ma come tutte le scelte che determinano decisivi effetti macroeconomici andavano gestite con saggezza: altrimenti è evidente come la nostra economia, proprio perché si trova esattamente a metà tra i Paesi più e meno sviluppati tecnologicamente in Europa, sarebbe stata quella che avrebbe sofferto di più sia per mancate esportazioni sia per concorrenza in casa. Limiti seri, dunque, quelli del centrodestra. Ma comunque, il governo ha reagito: non ha scaricato sulle tasse le difficoltà prodotte dalla situazione esterna, ha ricontrattato l'applicazione del trattato di Maastricht, ha imposto una rinegoziazione con Pechino per dare tempo alle nostre imprese di riorganizzarsi. Una linea ben più dinamica di quella dell'appiattimento sull'asse franco-tedesco (sempre più in crisi) assunta dai governi di centrosinistra tra il '96 e il 2001 e dalla mediocrissima presidenza dell'eurocommissione di Prodi, e oggi riproposta dalla coalizione che umoristicamente si definisce Unione. Insomma su questo tipo di emergenze il centrodestra pur in ritardo, si è comportato responsabilmente all'esatto contrario di quel che dice Giavazzi. E soprattutto nella direzione opposta verso la quale ostinatamente si vuole dirigere Prodi.
Così è successo anche con l'altra grande emergenza: la sfida dell'islamismo fondamentalista all'Occidente. Alla prudenza - i sentimenti pacifisti del nostro popolo hanno suggerito a Berlusconi di non partecipare alla vera e propria guerra in Irak - si è accostata la lungimiranza: la convinzione che si era aperta una fase in cui gli Stati democratici dovevano alzare la guardia. Oggi, Francesco Rutelli approva la linea di Roma su Israele, Parigi avverte minacciosamente Teheran, la Germania, non solo Angela Merkel ma anche l'ex ministro degli esteri Joshka Fischer, parlano di unità con Washington: la linea di Prodi tutta multipolarismo e multidiversità non solo è sbagliata ma è ridicola, e per di più macchiata non solo dalle posizioni anti-israeliane dell'impresentabile Marco Ferrando, ma anche da quelle altrettanto becere del ministerialista-comunista Oliviero Diliberto.

È proprio sull'emergenza che il centrosinistra può dare il peggio di sé: al contrario di quel che pensa Giavazzi. Anche se i guasti li combina anche in situazioni normali. Ma di questo si scriverà un'altra volta.
Lodovico Festa

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