Inizia a Cesena lavventura mondiale. Contro il Giappone dellex ct azzurro John Kirwan la prima delle due prove generali alla vigilia della partenza per gli antipodi. Laltra sarà a Edimburgo, tra sette giorni. Ma contro i samurai non sarà la solita passeggiata. Sono cresciuti i ragazzi adottati dallex ala degli All Blacks che vive a Treviso. Hanno vinto la Pacific Nations Cup battendo le Isole Figi e si sono imposti come una delle sorprese che al mondiale neozelandese potrebbero sbocciare dalle squadre di seconda fascia. LItalia, dopo sei partecipazioni alla kermesse, ha sempre il solito sogno, quello di entrare tra le prime otto del mondo. Ci siamo andati vicini in Francia, battuti dalla Scozia per unincollatura nella sfida decisiva di Saint Etienne. E stavolta sarà lIrlanda, a Dunedin il 2 ottobre, a giocarsi con Parisse e soci il posto a corte.
Siamo ancora alle prove generali. La squadra è appesantita dagli impressionanti carichi di lavoro di Villabassa, in Alto Adige. Quindi non aspettiamoci un rugby alla velocità della luce. Mallett cerca il modello da esportare in Nuova Zelanda. E lo fa lasciando sostanza nel pacchetto di mischia e provando nuove soluzioni nella linea arretrata. Torna Mauro Bergamasco, dopo 17 mesi, si rivede Bortolami, lex capitano, in seconda linea dopo un anno. Ma cè anche il battesimo da titolare per Riccardo Bocchino che con Luciano Orquera si dividerà la maglia numero 10. Solo dopo i due test di preparazione contro Giappone e Scozia la lista di chi avrà il biglietto per la terra dei kiwi sarà ufficializzata. E sarà unItalia che sul piano tattico non cambierà molto rispetto a quanto fatto vedere nellultimo Sei Nazioni. La vittoria dello scorso marzo contro la Francia mette gli azzurri sotto una luce diversa agli occhi del mondo. Resta la mischia il nostro punto di forza. E anche al Manuzzi sarà questa la musica. Vincere con il pack, insomma. Scelta faticosa ma logica nel suo insieme.
Al mondiale cominceremo ad Auckland contro lAustralia di Robbie Deans e e dei talentuosi Genia e Quade Cooper. Non sono certo gli All Blacks che ci trovammo di fronte a Marsiglia quattro anni fa. Gli australiani in attacco fanno paura ma in difesa hanno i loro limiti. Squadra comunque di un altro pianeta che potrebbe diventare il clamoroso outsider di un mondiale che la Nuova Zelanda organizza per la seconda volta e ancora per vincerlo. Poi ce la vedremo a Nelson con Russia e Stati Uniti. Non saranno due passeggiate. Basta ricordare la sofferenza di quattro anni fa quando incrociammo Portogallo e Romania. Infine lIrlanda, sconfitta dalla Scozia (10-6) una settimana fa in fase di preparazione. Squadra esperta ma ancora nella tana. ODriscoll non è più il ghepardo di una volta. Il nuovo gioiellino oggi è lapertura Sexton, troppo alterno tuttavia per rappresentare un punto fermo rispetto a Ronan OGara. Dunedin ci dirà tutto in ottanta minuti. Con unavvertenza, la Nazionale che parte per la Nuova Zelanda ha un tecnico in scadenza. Mallett è arrivato alla buca 18. Dopo di lui la mazza per il prossimo giro tornerà nelle mani di un francese, Jacques Brunel. Cè rimasto male langlo-sudafricano ma ha già fatto capire che intende uscire con in tasca un ultimo traguardo, quello che manca ancora agli azzurri: la qualificazione ai quarti di finale.
La squadra resta ancora quella della coperta corta, feroce in fase di costruzione ma piuttosto leggera in fase offensiva.
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