Verso un finale boom Lombardi contento: «Ripresa dei visitatori»

(...) Cosa c’entri, poi, tutto questo con l’equilibrio dei conti e il rilancio del Teatro si capisce benissimo: niente, non c’entra niente. E così, mentre si apre uno spiraglio - leggi: contratti di solidarietà di due anni - dopo l’incontro al ministero del Lavoro fra i rappresentanti del Consiglio d’amministrazione del Carlo Felice e i sindacati nazionali confederali, e mentre, sempre ieri, il ministro Sandro Bondi, nel corso di «un lungo e cordiale colloquio telefonico con il sindaco Marta Vincenzi», mostra di darsi molto da fare per sostenere il piano di risanamento della Fondazione lirica e, contemporaneamente, cercare il sostegno di aziende e imprenditori pubblici e privati che mettano mano al portafoglio (a fronte di garanzie, s’intende), ebbene, in questo scenario in movimento ecco che i soggetti più interessati e più a rischio occupazione - i Musicisti - non trovano di meglio che sancire alleanze spurie, da «fantasia al potere», all’insegna del «Tagliamo la Gronda, non la Cultura». Come se per trovare la soluzione alla caduta nel baratro bastassero gli slogan conditi di luoghi comuni.

Della serie: «Grandi opere, Gronda, cultura, istruzione pubblica, ricerca, precariato, trasporto pubblico locale, tagli indiscriminati alle fondazioni liriche, scuola pubblica, istituti di ricerca e perseveranza nel portare avanti progetti di opere devastanti per il territorio...». Faccio ammenda: no, non è un minestrone. È una sequela di stecche, indegne di veri Musicisti. Ma il Carlo Felice merita tutta un’altra musica.

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