Appena sarà possibile, auspicando che non ci voglia più tanto tempo, prenderò la moto e comincerò un giro per quella terra d'Italia ferita che si allunga e si allarga attorno al fiume Po per andare a rivedere particolari a volte fuggevoli di tanta straordinaria bellezza. Andrò a Bergamo, arrampicandomi nei vicoli della città alta, dove nel frattempo riapriranno le botteghe e gli artigiani. Mi godrò le piazze di Cremona al sole, costeggerò le rive del fiume, facendomi raccontare dagli abitanti le storie, le speranze, le aspettative, perché questa terra così laboriosa e forte non ha mai goduto di particolari regali e tutto ciò che ha avuto l'ha ottenuto con l'impegno e il lavoro. Mi spingerò a Brescia Leonessa, così bella e regale, andrò a trovare qualche amico come il gallerista Massimo Minini che quasi quotidianamente pubblica in rete il suo diario dal carcere. Non prenderò l'autostrada ma solo percorsi statali e provinciali; mi fermerò a Piacenza che è già Emilia, cambiano la cucina e gli accenti, ma mi sembra sempre un unico paesaggio così piatto, placido, calmo, che solo chi è nato a Nord può davvero capire e amare come qualcosa di sé, una bellezza senza strilli che contiene tante meraviglie del nostro Paese. Salirò su fino al Veneto, nelle province di Vicenza e Padova, poi tornerò indietro, direzione Milano, che non vedo da mesi, la troverò cambiata certo nei modi non nelle persone, che passato lo choc torneranno a lavorare come sempre. Siamo fatti così, non mollare è il nostro destino.
E intanto che non posso ancora uscire lustro la moto in garage, che alla rinascita si va in ordine e puliti, e intanto stasera rivedo Novecento di Bernardo Bertolucci, giusto per ricordare che siamo fatti così, popolo, nazione, italiani. E andiamo avanti.
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