Vice democratico per i repubblicani?

da Washington

C’è chi lotta per diventare numero uno, c’è chi è già sicuro e cerca un numero due. Il primo caso riguarda i democratici Barack Obama e Hillary Clinton, il secondo, beato, John McCain. Con la nomination in tasca il senatore repubblicano dell’Arizona adesso medita su chi chiamare a completare il suo ticket: qualcuno che gli porti quel gruzzoletto di voti in più che potrebbero essere decisivi.
Se tutto fosse così semplice, mentre non lo è. I «cervelli» della campagna repubblicana tengono già e terranno sempre più conto di quello che stanno combinando i democratici e viceversa. Le due gare parallele per la nomination sono solo in teoria divise da una paratia stagna. L’uomo di cui più si parla in queste ore come compagno d’avventura di McCain non è un repubblicano, bensì un democratico, Joe Lieberman che otto anni fa fu candidato a fianco di Albert Gore contro George W. Bush e Dick Cheney.
Lieberman è anzi, su tutti gli argomenti tranne uno, un democratico di sinistra. Però poi è accaduta la guerra in Irak, che egli, unico fra i democratici, sostiene fin dal primo giorno al punto da rompere con il suo partito, che gli candidò un collega più «ortodosso» per il suo seggio di senatore del Connecticut. Lieberman gareggiò come indipendente, prese i voti dei repubblicani, vinse e tornò all’ovile democratico consentendo così all’opposizione di conquistare la maggioranza in Senato: 51 a 49.
Un matrimonio di interesse, che tacitamente gli consente le scappatelle a proposito dell’Irak e del Medio Oriente in genere. Così il democratico Lieberman è comparso sul podio accanto al repubblicano McCain a testimoniargli il proprio appoggio. Al punto che potrebbe essere il suo compagno di «lista». Un rivolgimento interessante per chi ricorda come quattro anni fa McCain fu in trattative con il candidato democratico alla presidenza John Kerry, che gli offrì appunto la vicepresidenza. Nulla è semplice come sembra. Da italiani possiamo aggiungere che tutto il mondo è Paese.
È un esito tutt’altro che scontato anche perché molti ritengono che McCain, che sostiene Bush sull’Irak, sia per il resto un repubblicano molto annacquato minacciato dalla fronda degli elementi più conservatori e dunque bisognoso semmai di imbarcare come numero due qualcuno collocato alla sua destra.


Un discorso valido se il candidato democratico sarà Hillary Clinton, non altrettanto se prevarrà Barack Obama, che attrae molti elettori di centro. Per fermarlo McCain potrà dunque avere bisogno di un partner più a sinistra di lui. Tanto gli ultraconservatori non avrebbero altra scelta che «turarsi il naso» e votarlo comunque.

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