Tra vicoli e Storia per riscoprire i «set» capitolini

Dal Vittoriano al Colosseo, dal Vaticano alla Garbatella: ecco le quinte e le maschere romane prestate al grande schermo

Tra vicoli e Storia per riscoprire i «set» capitolini

Tutte le strade portano a Roma. Anche quelle del cinema. Con le sue tante bellezze, infatti, la Capitale è stata scelta, spesso, come set da registi italiani e stranieri. Senza dimenticare, ovviamente, l’importanza della produzione di Cinecittà. Basta girare per strade e piazze perché, in molti casi, tornino alla memoria «ricordi» in bianco e nero o a colori che hanno fatto la storia del cinema. Un vero tour tra monumenti e pellicole, che intreccia ieri e oggi, guardando al domani di storie ancora da scrivere. E filmare.
Il viaggio non può non iniziare da via del Mortaro 17, che ospitò il primo «cinematografo» romano. Qui, il 13 marzo 1896, il fotografo Henri Le Lieure proiettò per la prima volta foto animate dei fratelli Lumiere. Scatti che rappresentavano la Francia ma che insegnarono ai romani il gusto per l’immagine in movimento, stimolandoli alla rappresentazione della loro città. Di pellicola in pellicola, Roma è salita sul grande schermo, raccontandosi dal centro alla periferia. Il Campidoglio è lo sfondo scelto da Antonio Cifariello per tentare di sedurre una bella straniera, in Souvenir d’Italie (1956). Scendendo la scalinata - come Walter Chiari e Helene Remy in Noi due soli (1952) - si arriva in piazza Venezia, con i «vigili» Aldo Fabrizi, Nino Manfredi e Alberto Sordi di Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956). Uno dei monumenti più odiati dal cinema sembra essere il Vittoriano: lo fanno esplodere Marco Bellocchio ne L’ora di religione (2002) e Jon Amiel in The Core (2003).
C’è solo l’imbarazzo della scelta per il Colosseo, teatro di film di ogni genere e epoca. Da Il segno della croce (1932) a Peccato che sia una canaglia (1954), con la coppia Loren-Mastroianni, da Spartacus di Stanley Kubrick (1960) a Barabba con Vittorio Gassman gladiatore (1962), senza dimenticare titoli «violenti» come A 30 milioni di km dalla terra (1957), in cui un fantascientifico mostro, dopo aver terrorizzato la città, si arrampica sull’anfiteatro, dove viene ucciso dall’esercito, L’urlo di Chen terrorizza anche l'occidente con Bruce Lee (1972) e Double Team (1997) con Jean-Claude van Damme. Se il Colosseo è il primo simbolo della città, per il cinema il secondo è fontana di Trevi. Non è un caso che, nella storia - e nella cronaca - non manchino turisti che tentano di immergervisi per sentirsi come Anita Ekberg e Marcello Mastroianni ne La dolce vita di Federico Fellini (1960). Indimenticabile pure Totò che tenta di venderla in Totòtruffa ’62 (1961). Da non trascurare, ovviamente, Bocca della verità e Barcaccia, due delle tappe di Gregory Peck e Audrey Hepburn in Vacanze romane (1953).
E ancora, Campo de’ Fiori nell’omonimo film con Aldo Fabrizi e Anna Magnani (1943), piazza Navona, da Ieri, oggi, domani (1963) a Nestore l’ultima corsa (1993), e il Pantheon di Ocean’s Twelve (2004).
Da via della Conciliazione, uno dei «percorsi» di caccia al Mangiatore di peccati in La setta dei dannati (2003), si arriva a San Pietro, sfondo dei combattimenti di kung fu di Bruce Lee vive ancora (1982). Al Vaticano, l’appuntamento è alla Cappella Sistina de Il tormento e l’estasi con Charlton Heston (1965). Da Castel Sant’Angelo a piazza del Popolo, da Trinità dei Monti a Villa Borghese, dal Circo Massimo al citatissimo Tevere - impossibile non pensare rispettivamente a Ben Hur (1959) e Poveri ma belli (1956) - gli indirizzi «cinematografici» della Capitale sono numerosi e non disdegnano zone più periferiche, dall’Eur di Fellini a Valle Aurelia di Scola. Il grande raccordo anulare, pista di inseguimenti all’americana nei film di Tomas Milian, è protagonista de L’ingorgo di Luigi Comencini (1979), che per raccontare il caos - anche spirituale - della città moderna vanta un cast d’eccezione: tra gli altri, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Gerard Depardieu, Stefania Sandrelli, Ciccio Ingrassia.
Accattone di Pasolini è girato al Pigneto (1960), al Prenestino Roma città aperta (1945), al Tufello vivono i protagonisti di Ladri di biciclette (1948). Alla Garbatella si apre Caro diario di Nanni Moretti (1993).
Non mancano pellicole che immortalano il mare, da Ostia a Fregene. Ed è solo l’inizio. I set, infatti, in città, soprattutto d’estate si moltiplicano.

Proprio in questi giorni sono in corso le riprese di Questo piccolo grande amore, ispirato all'omonima canzone di Claudio Baglioni, destinato a confermare, ancora una volta, il «piccolo grande amore» del cinema per la Capitale.

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