La villania diventa un bestseller

Un saggio di Lynne Truss contro la maleducazione scala la «top ten» inglese

La villania diventa  un  bestseller

da Londra
Scriveva Henry James: «Tre cose sono importanti nella vita dell’uomo. La prima è essere gentili, la seconda è essere gentili, la terza è essere gentili». Oggi il garbo, la gentilezza, la semplice cortesia stanno naufragando nella maleducazione generale che contraddistingue la nostra vita, sempre pià definita da un’ottusa arroganza sia nel privato che nel pubblico. Essere beneducati oggi fa quasi ridere e a volte è un rischio, ma ignorare le piccole cortesie è senz’altro una perdita, una svalutazione del vivere civile, in armonia e rispetto. In Gran Bretagna, che non è certo l’unico Paese a vivere questa crisi, si moltiplicano i gruppi di pressione che si battono per il recupero dell’educazione e del rispetto, vedi la Campaign for Courtesy del rev. Jan Gibson che tuona contro le pressioni della vita moderna e l’ansia e lo smarrimento che ne derivano, e il governo ha nominato una Respect Task Force, in seno al Ministero degli Interni, per elaborare una serie di leggi contro i comportamenti antisociali con particolare attenzione al ruolo dei genitori e delle scuole.
«La buona educazione è una questione morale e lo è sempre stata, non c’è società civile senza la considerazione per il bene comune e quindi per gli altri», dichiara Lynne Truss, autrice del bestseller, Talk to the Hand, sottotitolo The utter bloody rudness of everyday life (Londra, edizioni Profile), un saggio sulla maleducazione nella vita contemporanea che in poche settimane ha già venduto quasi un milione di copie. Il titolo «Parla alla mano» (perché tanto la faccia non ti ascolta), è un’espressione ormai popolare presa dal Jerry Springer Show dove l’interpellato si fa scudo con un’aggressiva palma di mano tenuta a un braccio di distanza. «Ho scelto questa espressione - dice la Truss -, perché è così che comincio a veder il mondo. Nel suo libro 1984 Orwell preannunciava il futuro come uno stivale che calpestava il volto dell’uomo per sempre. Io lo vedo invece come una foresta di palme di mano alzate aggressivamente davanti al volto umano».
La mancanza di educazione è il sintomo più banale della nostra società alla deriva, ribadisce, «le buone maniere hanno senso in un contesto di rispetto e empatia con gli altri, mentre mai come oggi l’uomo è stato così concentrato su se stesso, senza più nessun riguardo, isolato, antisociale». Sappiamo quanto la villania, in molte sue manifestazioni, possa essere intenzionale. «Non è una questione di etichetta e bon ton, la crisi delle buone maniere sottolinea un vasto e misconosciuto problema di immoralità sociale», spiega ancora l’autrice sottolineando come oggi l’aggressività e la villania siano applaudite, «la popular culture ci propina centinaia di ruoli modello di rozzezza e cattivo gusto». Se la televisione ha le sue colpe, l’infiltrazione della tecnologia in ogni aspetto della vita moderna sta erodendo i fondamenti della cortesia, «gli amplificatori musicali hanno fatto della musica un flagello universale - l’ascolto passivo causa più rabbia del fumo passivo - per non parlare del telefono cellulare che spadroneggiando sempre più negli spazi pubblici sta distruggendo uno dei principi della buona educazione ossia il rispetto per il diritto di un altro a non essere disturbato».
Il messaggio del libro è sconfortante, la persona educata oggi è un’eccezione che invita reazioni ostili. Al posto delle buone maniere, della considerzione per gli altri, oggi abbiamo le dottrine della political correctness, per cui secondo una perversa logica circolare chi protesta contro la maleducazione è bollato di reazionario. «Si tende a preferire la maleducazione perché non è elitaria, puntiamo al livello più basso del comportamento e ci sentiamo più sicuri», dice ancora Lynne Truss, concludendo che alla fine le buona maniere sono anche un gioco di immaginazione, «sapersi mettere al posto dell’altra persona, questo è il problema, oggi la gente non ci prova neanche a immaginare l’impatto del proprio comportamento sugli altri».


Persino lo screanzato Evelyn Waugh affermava che la buona creanza era non solo un segno del progresso di una civiltà, ma anche la sua protezione in un momento di declino: «una robusta difesa dietro la quale custodire la grazia e i valori».

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