Vincenzi e Burlando, gara all’ultimo spreco: dal sindaco 48mila euro alla «prof promoter»

La professoressa Margherita Rubino, docente a tempo pieno all’università di Genova, facoltà di Lettere, è una che, come si dice, «ha l’argento vivo addosso». A dispetto dei 60 anni e oltre, del resto molto ben portati. È una che, se rallenta il ritmo di lavoro, va a cercarsi subito un altro incarico. Difatti: dopo l’esperienza di presidente del circolo culturale Buonavoglia e il congedo utilizzato per scrivere un libro (mai uscito) sui comici dell’antichità, ha recentemente accolto l’invito del sindaco Marta Vincenzi, sua grande amica ed estimatrice, che l’ha voluta consulente esterna del Comune per l’«Ideazione e lo sviluppo di eventi finalizzati alla promozione della città». Con un appannaggio di «soli» 48mila euro all’anno. Un vero affare, per i contribuenti del capoluogo ligure, che mugugnano un giorno sì e l’altro pure per la pressione fiscale al massimo, la cronica mancanza di servizi, il degrado del centro storico e delle periferie, la sporcizia e la microcriminalità dilagante, oltre che per gli sprechi della pubblica amministrazione. «Il suo è un compito impegnativo, indispensabile» taglia corto il sindaco. E spiega che la professoressa Rubino prende la metà di quanto incassava il predecessore, il sociologo Nando Dalla Chiesa (dimissionario dopo due anni trascorsi a studiare la realtà locale senza promuovere un evento di rilievo).
Eppure, nonostante l’apparente risparmio, il caso-Rubino è finito nel tritacarne dell’opposizione di centrodestra che, a cominciare dai consiglieri regionali del Pdl Gianni Plinio e Matteo Rosso, censori ufficiali delle spese inutili finanziate con i soldi dei cittadini, hanno sparato a zero sull’«ennesima consulenza di cui si poteva fare a meno». Al coro si è unito anche il fuoco amico, i colleghi di facoltà della Rubino, che hanno eccepito sull’incarico così ben retribuito, per una docente che riceve stipendio pieno dall’Ateneo, ma tiene un corso di 60 ore ad appena 17 studenti. «È solo l’ultimo caso di malcostume - insistono Plinio e Rosso, che hanno raccolto in un libro gli sprechi più eclatanti delle amministrazioni liguri rette da maggioranze rosse -. In questo senso, Regione Liguria, Provincia e Comune di Genova non fanno differenza». Gli esempi, anche limitati ai casi più recenti, sono parecchi. Come il caso di quell’«Oi Barbaroi», che è risuonato all’improvviso nella Sala rossa del consiglio comunale. Ce n’è voluto per capire, grazie anche al consigliere Giuseppe Murolo, che si trattava del progetto sposato dal Comune per indagare «sugli aspetti della vita di Arabi e Vichinghi». E poiché non c’erano «comunali» competenti nel settore, la giunta di Palazzo Tursi ha distribuito consulenze per un totale di 155mila euro. Che in qualche modo fanno il paio con l’incarico assegnato dalla Regione - per 65.435 euro - a una professionista esterna per il progetto denominato «Italia-Francia Marittimo». Salvo convocare pure un ricercatore - a 7.249 euro - per un impiego di dieci giorni nella «predisposizione di documenti» e «segreteria organizzativa» del forum sui «Dialoghi nel Mediterraneo occidentale», a sua volta costato 26.400 euro.
Ma l’Oscar della creatività a spese dei cittadini dovrebbe andare quest’anno alla Regione guidata da Claudio Burlando, che ha assegnato un contributo pronta cassa di 650mila euro al convegno «Donne dagli occhi grandi» sull’integrazione fra i popoli.

Così l’ente ha stracciato la concorrenza del Comune che pure metteva in campo i 31.560 euro (all’anno) prosciugati dal progetto «Saturday morning speaking», incontri settimanali della sindaco con i cittadini. Ma la prima cittadina di Genova non dispera. La gara è ancora aperta.

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