Violenza nel paradiso dei turisti «Le Maldive sono fuori controllo»

Sembrava un golpe «soft», un cambio forzato ai vertici istituzionali, ma senza spargimento di sangue. Prende invece di ora in ora le caratteristiche di un colpo di Stato a tutti gli effetti, con la conseguente repressione delle forze dell’ordine ai danni dei «ribelli» contrari al nuovo corso, che sfocia nella violenza e raggiunge anche quegli eden di sabbia bianca e palme fruscianti che fanno delle Maldive la meta delle vacanze-relax più agognate al mondo, scelte da 100mila italiani ogni anno.
Non solo Malè, la capitale, è nel caos e conterebbe già una prima vittima, una donna uccisa durante gli scontri tra i sostenitori del deposto presidente Mohamed Nasheed e la polizia (ma la notizia non è stata confermata). Quando nel Paese si sparge la voce del ferimento di Nasheed, costretto il giorno prima alle dimissioni, «picchiato dalla polizia» dopo aver manifestato al fianco di migliaia di membri del Partito democratico (Mdp) chiedendo le dimissioni del suo successore, sull’atollo di Gaafu Dhaal, rinomato per gli hotel di lusso e la clientela vip, vanno in fiamme il commissariato di polizia, il tribunale e gli uffici amministrativi. Il copione si ripete sugli atolli di Addu e Thinadhoo. A Kaafu, dove ha sede la capitale, i disordini si spingono oltre: una rivolta scoppia nel carcere di Maafushi e 250 prigionieri riescono a forzare le celle per poi scontrarsi con le guardie carcerarie. La violenza lambisce le isolette incontaminate e i resort a cinque stelle che l’ex presidente ambientalista Nasheed, il primo leader democraticamente eletto del Paese nel 2008, voleva diventassero un modello mondiale di ecologismo e sviluppo sostenibile, tanto da spingerlo a organizzare nel 2009 una riunione di governo sott’acqua per attirare l’attenzione internazionale e da regalargli l’anno dopo un posto nell’agognata lista dei «dieci migliori leader del mondo» stilata dal settimanale Newsweek. Tributi e obiettivi naufragati nelle ultime ore sotto il peso delle violenze. Il sindaco di Malè, Adam Manik, conferma lo scenario peggiore: «La situazione è ormai fuori controllo e ci sono rischi per i turisti e la possibilità che la situazione collassi». «Ci sono centinaia di feriti e in molte isole - spiega ancora - la gente si sta ribellando alla polizia, assaltando commissariati». Poi la precisazione: «Non è la gente a essere violenta, è la polizia».
Le forze dell’ordine, ora sotto la guida del nuovo presidente Mohamed Waheed, fino a ieri numero due del deposto capo dello Stato, trattano infatti come «atti di terrorismo» le manifestazioni a favore di Nasheed, che ha spiegato il giorno prima in un comunicato alle ambasciate straniere di essere stato costretto con le minacce a lasciare il suo incarico, accusato di aver abusato del proprio potere dopo l’arresto di un giudice che aveva ordinato la scarcerazione di un oppositore politico. «Le mie dimissioni non sono state volontarie - aveva spiegato - perché l’opposizione, con l’appoggio di Esercito e Polizia, mi ha intimato di dimettermi o affrontare un bagno di sangue nella capitale». Parole smentite ieri dai vertici militari, che insistono sul rispetto delle procedure: «Nessun ufficiale punterebbe una pistola al presidente - ha dichiarato il generale Ibrahim Didi -. L’esercito non ha chiesto le sue dimissioni, Nasheed si è dimesso di sua volontà». Eppure il leader democratico è stato picchiato dalla polizia insieme ad altri membri del suo partito.
All’Unità di crisi della Farnesina fino a ieri sera non era pervenuta alcuna segnalazione di italiani coinvolti nei disordini. Resta l’invito «alla massima cautela» rivolto dal ministero degli Esteri ai nostri connazionali che si trovano nell’arcipelago, a cui vengono prevedibilmente sconsigliati «spostamenti» e visite nella capitale Malè.

La Farnesina precisava ancora fino a ieri che l’aeroporto e i resort non sembrano comunque «interessati» dagli scontri avvenuti nella capitale. Una notizia confermata finora dalle voci dei nostri connazionali in vacanza: «Gli animatori del resort (anche loro italiani) ci assicurano che non c’è nulla di cui preoccuparsi», riferisce una coppia pugliese.

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