La vita da film dell'inviato Grilz

Sono iniziate a Trieste le riprese di "Albatross" di Giulio Base: fra guerre, politica e avventure

La vita da film dell'inviato Grilz

«Ci vediamo domani all'alba a Kiryat Shmona» spiegano al telefono dall'ufficio stampa di Tzahal, l'esercito israeliano. Il giorno dopo mi presento all'appuntamento con Almerigo Grilz, fratello maggiore e compagno d'avventure, dove troviamo un ufficiale in divisa verde oliva e mitraglietta Uzi a tracolla. «E adesso?» gli chiediamo, ingenui, al primo reportage di guerra nel giugno del 1982. «Adesso andiamo fino a Beirut» risponde in perfetto italiano il riservista con la doppia cittadinanza che è tornato in Israele per l'operazione «pace in Galilea», l'invasione israeliana del Libano. Oltre 40 anni fa quella guerra, che ha molte similitudini con il conflitto di oggi, è stata il nostro battesimo del fuoco con Yasser Arafat ed i fedayn palestinesi circondati a Beirut per 70 giorni di aspri combattimenti e bombardamenti aerei.

Da tre settimane racconto da Israele e dai territori palestinesi della Cisgiordania, sul punto di esplodere, il terribile conflitto scatenato da Hamas con l'attacco stragista del 7 ottobre, che ha provocato l'offensiva su Gaza. Almerigo non c'è più dal 19 maggio 1987, quando il proiettile di un cecchino l'ha ucciso mentre filmava una battaglia fra i guerriglieri e le forze governative in Mozambico. L'emozione è stata grande leggendo il messaggino che a Trieste, la nostra città, Almerigo stava tornando a «vivere» con il primo ciak di un film che racconta la sua storia. «Ciao Fausto abbiamo girato una delle scene più importanti sul molo Audace della vostra ultima foto insieme tanti anni fa. Bellissima» scrive un assistente della produzione di One More, che con Rai Cinema e il sostegno della Film commission del Friuli-Venezia Giulia sta realizzando Albatross nel capoluogo giuliano. Non un titolo a caso, ma il nome dell'agenzia giornalistica che assieme ad Almerigo Grilz e Gian Micalessin abbiamo fondato nel 1983 per raccontare le guerre dimenticate prima del crollo del muro di Berlino.

L'ultima foto, davanti al golfo di Trieste, è stata scattata un mese e mezzo prima della scomparsa del nostro compagno d'avventure. Gian ed io, pronti a conquistare il mondo con Almerigo in mezzo, che allarga le braccia sulle nostre spalle. Tutti e tre sorridenti per i reportage realizzati in Afghanistan, Birmania, Cambogia, Filippine, Iran, Angola, Libia, Etiopia che ci avevano aperto le porte dei grandi network tv come Cbs e Nbc. Gli americani chiedevano il «bang bang» e l'Albatross si infilava nelle trincee insanguinate birmane o sotto i bombardamenti dell'Armata rossa in Afghanistan. Il nome dell'agenzia, titolo del film, lo avevamo scelto perché chiunque faccia del male ad un Albatross cade in disgrazia, secondo una leggenda del mare.

Il primo giro di riprese durerà fino al 15 novembre e ha toccato anche Lubiana e altre località in Slovenia, per ricostruire i viaggi di Almerigo nelle capitali europee negli anni Settanta e Ottanta. Il regista, che ha scritto pure la sceneggiatura, è Giulio Base, formato alla scuola di Vittorio Gassman. Assieme alla Rai ha realizzato diverse produzioni e gli ultimi contributi per il cinema sono Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma (2021), Il maledetto (2022) e À la recherche (2023). Grilz è interpretato dal giovane Francesco Centorame, famoso per la serie giovanile Skam. Giancarlo Giannini interpreterà ai giorni nostri Vito, personaggio di fantasia, che si scontra con Almerigo in piazza negli anni Settanta per poi diventare un affermato giornalista di sinistra. Proprio Vito alzerà il velo sul primo giornalista italiano caduto su un fronte di guerra, in tempo di pace, dopo la fine del Secondo conflitto mondiale. Un «inviato ignoto», come lo ha definito Toni Capuozzo in un servizio tv che ha squarciato il tabù. Almerigo è stato dimenticato per decenni dalla casta giornalistica e ancora oggi per tanti benpensanti e detrattori, che guardano sempre indietro, rimane l'uomo nero e un caduto sul fronte dell'informazione di serie B. Le sue stigmate, che lo hanno condannato a lungo all'oblio, sono le idee di destra e l'attivismo politico negli anni Settanta nelle fila del Fronte della gioventù prima di scegliere il giornalismo di guerra. Albatross parte proprio da quegli anni di dura contrapposizione e non nasconde nulla delle due vite di Almerigo accomunate dalla passione per la politica prima ed i reportage dopo. E da un coraggio senza pari, che lo ha portato a morire troppo giovane a soli 34 anni. La produzione ha voluto visionare i filmati realizzati da Almerigo con una leggendaria cinepresa Super 8 sui fronti di battaglia degli anni Ottanta. Indimenticabile la ripresa della bomba sganciata da un Mig sovietico in Afghanistan che gli esplode davanti. Lo spostamento d'aria è talmente violento che sbatte con forza il microfono della cinepresa sull'obiettivo. Almerigo in ginocchio, imperterrito fra una tempesta di schegge, filma l'esplosione e il fungo di fumo nero che si alza verso il cielo con un boato pazzesco.

A Trieste si gira sul Molo Audace, la stazione centrale dei treni, il piazzale del castello di San Giusto e l'edicola di via di Tor Bandena, chiusa da tempo, ma simbolo degli anni '70/'80 riaperta per l'occasione.

Le scene dei reportage dall'Afghanistan all'Africa saranno realizzate in Puglia fino all'ultima del 19 maggio 1987, che Almerigo ha filmato crollando sulla cinepresa quando il cecchino l'ha colpito mettendo fine alla sua vita che è stata una grande avventura.

Se gli avessero detto che la sua storia sarebbe diventata un film avrebbe subito risposto con il motto coniato durante i reportage, prima di mangiare una brodaglia ammuffita fra i ruderi di Beirut o travestito da mujahed in Afghanistan: «Why not?».

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