In molti lo accostano a Valentino Rossi, qualcuno addirittura dice che lo imita. E non c'è niente che più fa arrabbiare Marco Simoncelli, 21 anni di Cattolica, ormai a un passo dalla conquista del titolo mondiale della 250. In realtà, di Valentino, Marco è grande amico, con lui si allena in moto, da lui riceve in continuazione consigli. Ma per tutto il resto, Simoncelli è Simoncelli, genuino, spontaneo, tutt'altro che un clone di Rossi. Semplicemente è fatto così, con dei capelli improponibili e così folti che lo costringono a portare un casco di due taglie più grandi, e una parlata, questa sì, del tutto simile a quella dell'amico fenomeno. Questione di luogo di nascita, quella Romagna «terra dei motori» che tanti campioni ha regalato al motociclismo. L'ultimo dei quali è proprio Marco, che almeno in pista prova ad imitare Valentino, trionfando a ripetizione, quando invece potrebbe limitarsi a controllare gli avversari e ad amministrare un vantaggio ormai cospicuo. Come è successo due volte negli ultimi otto giorni, con Simoncelli vittorioso prima in Giappone e poi in Australia, al termine di battaglie durissime con Alvaro Bautista, l'unico che ancora, aritmeticamente, potrebbe privarlo del titolo mondiale.
«Perché avrei dovuto fare il ragioniere? - si stupisce il pilota della Gilera dopo aver conquistato il gradino più alto del podio di Phillip Island - Se lo avessi fatto, lasciando la vittoria a Bautista, adesso avrei "solo" 27 punti di vantaggio, invece ne ho 37».
Una logica che non fa una grinza e che permetterà a Marco di presentarsi in Malesia, dove il 19 ottobre è in programma la penultima gara della stagione, con un vantaggio che profuma di mondiale: a Simoncelli sarà sufficiente un terzo posto per conquistare il titolo. «Per il momento, però - dice - mi voglio godere questo successo, bellissimo come quello di Motegi, perché ho battuto un rivale veramente tosto».
Addirittura più forte, stando alle previsioni della vigilia, quando Bautista sembrava già destinato a succedere nell'albo d'oro della 250 a Jorge Lorenzo, passato in MotoGP dopo due iridi consecutivi. Simoncelli, invece, non veniva proprio considerato, perché dopo aver fatto buone cose in 125, due vittorie e qualche buona prestazione, in 250 ha deluso per due anni di fila, mettendosi in mostra quasi esclusivamente per le numerose cadute. Ma in sella all'Aprilia camuffata da Gilera (le moto del gruppo Piaggio sono tutte uguali, ma con Marchi differenti), anche se non ufficiale, in una squadra che finalmente lo ha coccolato e lo ha capito, Marco ha cominciato ad andare come non aveva mai fatto nella sua carriera, accostando alla nota velocità, una regolarità sorprendente. Al Mugello è arrivata la prima vittoria, peraltro molto discussa, perché ottenuta anche per una manovra scorretta ai danni di Hector Barbera in pieno rettilineo; ma da lì in poi, Simoncelli è cresciuto in maniera incredibile. Conquistata a suon di risultati la moto ufficiale, identica all'Aprilia di Bautista, Marco è andato sempre più forte e i due successi del Giappone e dell'Australia hanno confermato la grande maturità agonistica del pupillo di Rossi.
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