nostro inviato a New York
«Il risultato del nostro calendario è il frutto della qualità dell'artista e della libertà che gli viene data di esprimersi». Marco Tronchetti Provera accompagna l'edizione 2018 con un sorriso, sapendo che quest'anno piaccia o no il Cal farà parlare di sé per la sua idea originale. Che nasce da un confronto, «e mai da un'imposizione. In realtà si fa una chiacchierata e si concepisce una strada. Poi tocca al fotografo portare avanti tutto secondo la sua sensibilità».
E allora l'Alice 2018 di Tim Walker è nera per caso, ma non certo casualmente: «Il calendario nasce così perché Tim è inglese e ha il suo background. Noi volevamo qualcosa di magico, lui ci ha messo la sua ispirazione vittoriana per tirare fuori una regina dell'assurdo. E per questo nera. Per noi di Pirelli il significato è che non esistono barriere: siamo in vita da un secolo e mezzo e per noi le barriere non hanno mai avuto significato».
E dunque: nessuna provocazione, solo fantasia. Arte, in pratica. «Ed è magia - ripete Tronchetti -, null'altro che magia. È quello che è venuto fuori dagli occhi di un fotografo di grande talento, è parte della sua storia: solo un inglese può tradurre Alice. È un romanzo pieno di sfumature a cui manca sempre un pezzo finale, Tim ne ha proposto uno».
Il merito è anche di Franca Sozzani, spesso ispiratrice della scelta a cui affidare il Cal: «C'è una dedica per lei e non è un caso: siamo stati amici per più di 50 anni e lei mi parlava spesso di questo fotografo. È stato naturale sceglierlo per fare qualcosa di diverso e c'è un aneddoto che mi porto dietro: l'ultimo libro che mi ha regalato prima di morire è stato proprio una raccolta fotografica di Walker. Nel Cal 2018 c'è molto anche di Franca». Insomma: la trasformazione del Pirelli Cal è ormai completata, e dentro ha tutta la filosofia su cui poggia l'idea che anche un pneumatico può fare cultura: «Noi pensiamo che la società si basi su una struttura familiare, che poi magari si sviluppa in maniera diversa. Ma esiste sempre un senso del dovere che si trasforma in dovere sociale, nel quale l'emulazione è il motore per le nuove generazioni. Purtroppo viviamo in un mondo in cui viene invece spesso alimentata l'invidia, aziende come la nostra hanno il dovere di diffondere un modello educativo diverso. Abbiamo il privilegio di aver raggiunto degli obbiettivi, ma anche il dovere di trasformare quel privilegio in una partecipazione culturale».
Non politica, afferma Tronchetti, «anche se un calendario del genere può sembrare un messaggio: questo Cal prescinde dal momento, l'idea di presentarlo nell'America di Trump è nata prima che lui diventasse presidente.
Poi la società si evolve e la diversità è diventata un tema attuale. Diciamo così, allora: Naomi ha fatto primo il calendario a 16 anni, questo dimostra che non abbiamo mai visto la diversità come una barriera. E così non sarà mai».MLomb
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