Vuoi arruolarti in Al Qaida? Internet ti spiega come fare

Fausto Biloslavo

Vuoi arruolarti nei mujaheddin infiltrandoti in Irak per combattere gli odiati americani al fianco dei tagliagole di Al Qaida? Basta seguire alcune istruzioni su Internet e la guerra santa è fatta.
Non è il mitico manuale dell’organizzazione terroristica di Osama bin Laden, che spiegava nei dettagli come organizzare un attentato, ma le istruzioni apparse in rete sono comunque una traccia pericolosa per i giovani invasati islamici in cerca di «martirio». Su un sito radicale vicino ad Al Qaida è apparso un articolato messaggio dal titolo inequivocabile: «La strada per l’Irak, per chi vuole congiungersi con i mujaheddin nella terra di Mesopotamia». Le istruzioni sono divise in capitoletti e firmate da Majhul, che significa l’ignoto. Probabilmente si tratta di un reclutatore o di un veterano del Jihad internazionale.
Il manualetto contiene la solita sbrodolata premessa sulla necessità di partecipare alla guerra santa sotto gli stendardi di Bin Laden. I consigli pratici cominciano con il capitolo dedicato alla «guida», ovvero il contatto in zona mediorientale che permetterà di fare il grande balzo verso il Jihad. «Ci sono molti jihadisti salafiti nei Paesi arabi», e «non sono lontani da noi». Ma occorre «contattarli in gran segreto», e «non farlo mai se non si ha qualcuno che possa garantire per te», perché sarebbe tempo perso.
L’ultima moda, come spiegano le direttive, è individuare su Internet le guide seguendo il principio «che i loro contributi non sono frequenti e non ti chiedono mai sottoscrizioni», cioè oboli per la causa.
Il sistema migliore per raggiungere l’Irak è quello di muoversi in piccoli gruppi attraverso la Siria ed eventualmente il territorio turco. «Anche se il regime siriano ha cominciato a complicare le cose» è ancora possibile raggiungere, «sempre in piccoli gruppi», l’agognata Mesopotamia. Il primo accorgimento è di avere sempre pronta, in caso di arresto, «una scusa plausibile che i tuoi familiari devono comunque conoscere (potrebbero essere interrogati)». In pratica bisogna giustificare il viaggio con motivazioni banali come «cure mediche» o «proseguimento degli studi», avendo l’accortezza di dotarsi «dei necessari documenti comprovanti il pretesto». È «consigliabile disporre comunque del visto d’ingresso in Turchia», anche quando il percorso non prevede un passaggio in quel Paese. Invece i novelli mujaheddin non devono neppure entrare in un’ambasciata irachena per un visto, perché «gli americani fanno respingere le richieste degli arabi che hanno un’età inferiore ai 40 anni».
L’aspetto più inquietante è che i volontari del Jihad in possesso di un passaporto «munito di timbri e visti d’ingresso e uscita regolari» possono entrare in Irak dalla porta principale, sotto le mentite spoglie di «autisti di camion» e «uomini d’affari, soprattutto commercianti d’automobili». Un’inchiesta del Washington Post ha rivelato la permeabilità dei valichi ufficiali fra Irak e Siria. Secondo fonti irachene, 2.000 persone, di cui 500 stranieri, 300 camion, 80 auto e 30 autobus entrano ogni giorno dal confine di Rabiyah. Il generale americano William Caldwell ha dichiarato che ogni mese arrivano in Irak dalla Siria, fra i 50 e i 70 combattenti stranieri.
La «guerra è inganno», e quindi l’anonimo estensore delle istruzioni per raggiungere l’Irak consiglia agli aspiranti mujaheddin di camuffarsi. Prima di partire devono assicurarsi di avere «jeans, gomma da masticare e registratore portatile tipo Walkman con inserita una cassetta di qualunque cantante di moda. Questo allontana i sospetti che tu sia un convinto islamista».
Infine è importante il «congiungimento» dei volontari con le organizzazioni terroristiche e guerrigliere. Il manualetto on line ne indica due. La prima è Al Qaida, «la più attiva nell’accogliere i mujaheddin». Basta contattare i suoi rappresentanti «nei Paesi arabi e occidentali».

La seconda è una formazione islamico-nazionalista che si chiama «Brigate della Rivoluzione del 1920», quella contro gli inglesi. Per arruolarsi «occorre ottenere l’avallo dei Fratelli Musulmani (potente confraternita islamica presente in mezzo mondo, ndr) nel Paese in cui risiedi».

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