Wall Street pronta a conquistare l’Europa

I tedeschi sconfitti potrebbero guardare a Piazza Affari

Angelo Allegri

da Milano

Il sogno (o l’incubo) di un unico mercato finanziario globale sembra più vicino. Nella mattinata di ieri il New York Stock Exchange, la Borsa di Wall Street, nata ben 214 anni fa e simbolo del capitalismo Usa, ha annunciato nei dettagli l’attesa offerta su Euronext, la società federata che unisce i listini di Parigi, Bruxelles, Lisbona e il londinese Liffe. E i consiglio di sorveglianza e di amministrazione di Euronext, riuniti nel pomeriggio, hanno definito l’offerta più attraente rispetto a quella avanzata nei giorni scorsi da Deutsche Börse (che ha detto di non voler per il momento rilanciare). Le due proposte saranno illustrate ai soci, riuniti questa mattina ad Amsterdam per l’assemblea annuale. Sulla base delle loro valutazioni i vertici di Euronext prenderanno una decisione definitiva.
Agli azionisti di Euronext il presidente del gruppo americano John Thain ha proposto un corrispettivo misto di azioni e contanti per un valore complessivo intorno ai 75 euro ad azione, valutando la società circa 8 miliardi. La sede della società sarebbe a New York, mentre le attività europee resterebbero a Parigi. Numero uno del gruppo sarebbe l’americano Thain, vice con pieni poteri sul vecchio continente diventerebbe il numero uno di Euronext Jean François Theodore. A nascere sarebbe di gran lunga la prima Borsa del mondo, con scambi mensili intorno ai 2,1 trilioni di dollari, più del doppio del Nasdaq, il mercato tecnologico Usa. Il nuovo listino potrebbe offrire a qualsiasi società quotata una visibilità e liquidità per il momento inediti.
Dopo il sì dei vertici del gruppo europeo il matrimonio sembra ormai molto probabile, anche se l’azionariato complesso e frammentato di Euronext lascia formalmente la porta aperta ad altre soluzioni. Tra i soci di Euronext a giocare un ruolo di primo piano sono cinque banche francesi (dal Crédit Agricole a Société Générale) riunite in una patto che può contare su poco più del 10% del capitale. Ma i veri protagonisti sono hedge fund come Children’s Investment Fund (Tci) che controlla il 9,95%, Atticus al 9,10. Società di gestione di fondi come Harris Associates e Fidelity hanno poco meno del 5%.
Nel recente passato proprio alcuni di questi fondi erano riusciti con la loro opposizione a far saltare l’attacco della Borsa di Francoforte al London Stock Exchange. In questo caso gli americani sembrano più generosi dei tedeschi, anche se il calcolo della convenienza per gli hedge fund è reso più complicato dal fatto che in qualche caso sono presenti nel capitale di più di un attore in gioco: Tci possiede anche il 10,1% della Borsa tedesca; Atticus ha il 6% del Nyse e il 5,1% di Deutsche Börse.
Quanto ai tedeschi sembrano, ancora una volta i grandi sconfitti nella battaglia per il consolidamento delle Borse. Dopo aver dovuto rinunciare al listino londinese, ora si vedono sfilare anche il maggior gruppo dell’Europa continentale.

Proprio per questo però potrebbero guardare con maggior attenzione a quanto è rimasto sul mercato e in particolare a Borsa italiana. Il presidente della società milanese, Angelo Tantazzi, ha dichiarato che Euronext è la prima scelta per un’alleanza. La prima ma non l’unica, si sono affrettati a precisare dalle parti di Piazza Affari.

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