"Walter? È stato decisivo per Barack. Il guaio è che lui ci crede davvero..."

Il Presidente emerito Cossiga e il telegramma inviato al leader del Partito democratico dopo la vittoria di Barack Obama

Roma Ci vuole intuito nella vita, ancor di più nella vita politica. Sensibilità magari affinata in decenni e decenni di servizio nelle istituzioni. È solo in virtù di questa dote sovrana, che il presidente emerito Francesco Cossiga può raccontarsi come raggiunto da un’illuminazione mentre seguiva la maratona elettorale americana.
Quando i giochi per Obama s’andavano compiendo, ecco che Cossiga ha colto l’intimo motivo di quel trionfo epocale. Esausto, si è concesso qualche ora di riposo. Al risveglio, intorno alle 8, ha voluto però dar subito seguito al pensiero notturno, e a Cesare quel che è di Cesare. Carta, calamaio e penna, come avrebbe detto Totò, e un telegramma veniva tosto inviato al segretario del Pd, Walter Veltroni.
Onore al merito: «Caro Veltroni, ti invio le mie più vive congratulazioni per il grande successo ottenuto da te e dal Partito democratico che oggi guidi con l’elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti, elezione alla quale hai certamente dato un contributo decisivo con la tua presenza negli Usa. Io penso che l’Italia avrà in futuro alla Casa Bianca un ascolto, un molto maggiore ascolto, che non l’Italietta di Alcide De Gasperi e di quel partito di “malaffare” che fu la Democrazia cristiana. Ad maiora».
Più tardi, non ricevendo riscontri dal Loft democratico di piazza Sant’Anastasia, né dal segretario, Cossiga veniva raggiunto dalla telefonata di un «elevato dirigente dello stesso partito», come lui stesso rivela al Giornale. «Questo dirigente di spicco, di cui non posso dire il nome per ovvie ragioni di riservatezza, mi ha spiegato che la vera tragedia è un’altra: “Sai, Francesco, la cosa peggiore è che Walter ci crede davvero, di aver dato un sostegno decisivo alla vittoria di Obama. E lo dice in giro, è sicuro che Barack verrà in Italia perché invitato dal Pd... Lui sa per certo che Barack gli è grato, e si proporrà per ricambiare, dando un aiuto al Pd». Insomma, Cossiga ne ha tratto ulteriore conferma dell’intuizione notturna, nonché la consapevolezza che si profili il nuovo tempo dell’«Ulivo mondiale» (chi se ne ricorda? Ce ne fu pure una versione giapponese).
«Mi hanno infine riferito - continua il presidente emerito - che da oggi Walter pretende di essere chiamato soltanto Uòlter, perché il suono ricorda meglio quello del suo corrispondente d’Oltreoceano». Brutta gatta da pelare, davvero, per il contendente italiano di Uòlter. «Cosa può fare Berlusconi per controbilanciare l’enorme vantaggio acquisito da Veltroni e dal Pd sul Pdl con la vittoria di Obama?», si chiede Cossiga. Lunga la lista, e non definitiva, che va dallo «schierarsi risolutamente con la Federazione Russa contro la Georgia» fino alle manifestazioni «nelle quali si bruci la bandiera Stars and stripes...».
Arduo opporsi allo strapotere di Veltroni e Obama, quello che Cossiga considera un «americano occasionale», in quanto nato «dall’amore di un keniota e di un’americana: in realtà non un afro-americano, e con Martin Luther King non c’entra nulla...». Ma in realtà pare entrarci poco o nulla neppure con noialtri perché, sbotta Cossiga in romanesco, «dell’Europa a Barack non glie po’ fregà de meno».
Oddio, chi avrà il coraggio di dirlo a Uòlter? «Niente paura - rassicura il presidente -, Obama non sa neanche chi sia.

Tutt’al più lo scambia per il solito italo-americano di passaggio: simpatico, incosciente, approssimativo. Uno che in tempi di recessione ha avuto la buona idea di comprarsi casa a New York, e di raccontarlo pure ai quattro venti...».

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