«Weegee», fotocronache americane

In mostra cento scatti di Arthur Felling: 20 anni a calpestare le strade degli Usa, dalla Grande depressione alla Seconda guerra mondiale

Gli basta un obiettivo per mettere a fuoco tensioni razziali, crisi economiche, problemi di emarginazione, razionamenti bellici o l’invasione glamour di Hollywood. Con un «clic» ci riporta agli anni Trenta, in una New York che fa di tutto per rialzarsi dalla depressione, fino all’ansioso e drammatico spaccato della società americana dopo la Seconda guerra mondiale. Insomma, «la vita nella morte».
Weegee (all’anagrafe Arthur Felling) lo ha fatto credendoci fino in fondo: lo comprova una mostra allestita in maniera articolata ma cronologicamente precisa, dal titolo «Unknown Weegee: cronache americane», allestita a palazzo della Ragione fino al 12 ottobre (aperta tutti i giorni), a cura di Cynthia Young. Tra il 1935 e il 1945 questo grande maestro dell’inquadratura ha creato un nuovo stile, scaturito dalle drammatiche scene della cronaca quotidiana dei newyorkesi e dalle mille sfaccettature di questa società composita e complessa
Weegee nei suoi scatti ha saputo usare sapientemente il flash, tipico della fotocronaca, con l’aggiunta di un suggestivo e personale punto di vista. Del resto Weegee ha passato vent’anni a calpestare le strade americane di giorno e di notte, e ha saputo catturare di New York il suo fantastico insieme, senza tralasciare il lato colto ed elegante della Grande Mela.
Harlem, Chinatown, il Bronx come Times Square, tra parate patriottiche, caffè affollati e traffico brulicante: animali, bambini, ballerine, criminali, poliziotti sono tutti protagonisti del’insaziabile obiettivo del fotografo. La carriera di Weegee la dice lunga. Molte delle sue foto apparvero su «PM», quotidiano liberal newyorkese che combatteva ogni tipo di discriminazione.
Ascendente importante nel suo lavoro di fotoreporter è stata anche l’adesione alla «Photo League», l’influente organizzazione che promuoveva la diffusione di fotografie sulla working class.
Il catalogo della mostra, organizzata da «24 Ore Motta Cultura» in collaborazione con il Comune di Milano, è pubblicato da ICP/Steidel con saggi di Luc Sante, Cynthia Young e Paul Strand raccoglie anche la biografia di questo straordinario autore che nasce a Lemberg in Austria nel 1899 e arriva a New York nel 1910. Abbandonata la scuola all’età di 14 anni, diventa collaboratore di New York Times e Acme Newspictures. Nel 1936 si dedica all’attività giornalistica come free-lance. Con una Speed Graphic, inizia una frenetica attività frequentando il quartier generale della Polizia di Manhattan. Le foto vengono pubblicate insieme con gli articoli di cronaca delle principali testate newyorkesi: Daily News, Herald Tribune, Post, World Telegram, Journal America e Sun.
La sua fama è tale che ottiene addirittura il permesso - niente affatto scontato - di installare il sistema radio della polizia sulla sua Chevrolet, sulla quale monta la sua macchina fotografica e una piccola camera oscura. Nel 1941 tiene la sua prima personale a Photo League di New York e nel ’43 al Museo d’Arte Moderna, che ospita permanentemente cinque sue istantanee.

Inizia anche le collaborazioni con Vogue e altri magazine, per poi trasferirsi a Hollywood, Los Angeles, dall’altra parte degli States, in California, per cominciare un’altra avventura immortalando le celebrità. Nel 1961 pubblica la sua autobiografia e muore sette anni più tardi.

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