È sempre difficile battersi contro la storia, lo ha dimostrato ieri Roger Federer chiamato a confermare il valore del suo tennis. Sul Centrale di Wimbledon davanti agli occhi di leggendari campioni del calibro di Laver, Santana, Nastase, Borg, fino ad arrivare a Pete Sampras, l'americano direttamente coinvolto perché appaiato allo svizzero nel numero di titoli conquistati nel Grande Slam, 14 per la precisione. «Il Divino Roger» ha infranto il record del suo rivale aggiudicandosi il quindicesimo titolo. Sampras, che per la prima volta dopo il ritiro è ritornato nel Tempio del Tennis, congratulandosi ha detto: «Ho fatto di tutto per essere presente a questa grande scommessa. Mi inchino a Federer per la conquista del suo sesto titolo a Wimbledon e per la 15ª vittoria in una prova del Grande Slam».
In una battaglia durata 4 ore e 16 minuti lo svizzero ha battuto Andy Roddick (nel tondino dentro la foto grande) per 5-7, 7-6, 7-6, 3-6, 16-14, stabilendo anche il record del set più lungo in una finale nel Tempio del Tennis. Domenica 5 luglio 2009 sarà ricordata come una delle giornate memorabili del torneo anche perché nessuno immaginava di assistere a una battaglia che ci ha lasciati senza respiro fino all'ultimo quindici. Come accade per gli eventi importanti c'erano tutti ieri sul Centrale dal vecchio Kissinger a Woody Allen. E, il Tempio del Tennis ancora una volta non ha deluso. Direi che questo è l'elemento da sottolineare.
Nessuno avrebbe immaginato di assistere a una sfida tanto appassionante, una delle più equilibrate che si ricordino, incerta fino all'ultimo quindici. E qui più che a Roger vorrei dire: bravo Andy. Perché abbia successo uno spettacolo non basta un solo attore e in finale Roddick ha dimostrato di non essere «l'uomo uscito dal passato» come tutti ormai lo consideravano. Qualche teorico sosterrà che Federer avrebbe potuto giocare meglio di come ha fatto, io vorrei ricordare invece quanto sia difficile confermarsi il più forte quando si ha tutto da perdere. L'emotività e la paura sono sempre in agguato, d'altronde Federer con le sue lacrime dopo la finale persa con Nadal in Australia all'inizio dell'anno una certa fragilità l'aveva dimostrata.
Della finale 2009 verrà ricordato il punteggio record del quinto set e lo spettacolare equilibrio che ha mandato Federer per ben sei volte a due punti dalla vittoria. Ci vogliono nervi saldi per non lasciarsi travolgere dalle emozioni e i due finalisti sono stati esemplari. Roddick sempre all'assalto, Federer un po' più prudente ma senza dubbio con la classe del più grande. L'americano può solo rimproverarsi di non aver messo a segno 4 set points che ha avuto a disposizione nella seconda partita. D'altronde per lui l'unico break è arrivato nell'ultimo game dell'ultimo set. Dal canto suo Roger ha servito la bellezza di 50 ace. Più di una volta, mentre assistevo affascinata alla straordinaria battaglia, mi è venuto in mente Nadal, il campione spagnolo «colpito» in quello che tutti consideravamo un fisico d'acciaio. Per fortuna nell'intervista del dopo partita Roger si è ricordato di nominarlo.
Io auguro a «Rafa» di ritornare presto sul palcoscenico mondiale che ha bisogno dei suoi grandi campioni anche se - ahimè - ancora una volta lo sport ha dimostrato che nessuno è indispensabile! A Nadal detentore del titolo, protagonista della finale che lo aveva consacrato campione sui prati dell'All England al termine di una partita conclusa per 9-7 al quinto, è rimasto soltanto il record di durata di quella finale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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