Botte e minacce tra giudici dietro la guerra contro il Cav

Al Csm la lite tra due toghe porta alla luce particolari inquietanti sul caso Agcom-Annozero Un magistrato di Trani: «La gip mi disse che Berlusconi è un dittatore, lo faranno cadere»

Botte e minacce tra giudici  dietro la guerra contro il Cav

dal nostro inviato a Trani

Quando le toghe trescano e inforcano i guantoni pensando a Berlusconi come a un dittatore. Ha dell’incredibile la relazione tra due magistrati sfociata in pestaggi, volti sfregiati, minacce, appostamenti sotto casa, rocamboleschi pedinamenti, irripetibili ingiurie telefoniche, denunce e controdenunce, coinvolgimenti di ufficiali dei carabinieri, persino filmini hard. La storia che a Trani è finita a cazzotti e carte bollate ha incidentalmente portato alla luce inquietanti collegamenti con la nota inchiesta Agcom, quella delle intercettazioni selvagge dell’ex premier Silvio Berlusconi.

Emergerebbero, infatti, retroscena tali da riscrivere la genesi dell’inchiesta del pm di Trani, Michele Ruggiero, finito lui stesso sott’inchiesta al Csm per aver nascosto parte dell’indagine su Berlusconi al procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo. Per addentrarci in questo ginepraio occorre rifarsi all’ordinanza 163/2011 con la quale la sezione disciplinare del Csm dispone il trasferimento da Trani al tribunale di Matera del gip Maria Grazia Caserta. Nella decisione dell’ottobre scorso si fa presente che il procuratore generale della suprema corte di Cassazione, letti gli atti, ha chiesto la sospensione cautelare delle funzioni e dallo stipendio e il collocamento fuori ruolo organico della dottoressa Caserta. In subordine, il trasferimento d’ufficio, opzione poi scelta dal Csm che la manderà in provincia di Matera dopo aver fatto presente che la gip è indagata a Lecce e che «vi sono serie ragioni per ipotizzare, con ragionevole fondatezza, la sussistenza di fatti posti a fondamento dell’azione disciplinare» posto che «le condotte contestate appaiono (...) sintomatiche di una carenza di equilibrio». Come dire: un gip con poco equilibrio non può stare a Trani, ma può benissimo esercitare a Matera. Nelle motivazioni si parla di una relazione «caratterizzata da atteggiamenti violenti e minacciosi» della gip che «hanno creato disdoro per l’immagine della magistratura» in quel di Trani, dove la storia era divenuta pubblica attraverso un esposto anonimo.

«La verosimiglianza e la credibilità delle prospettazioni accusatorie – continua il dispositivo - sono provate anche dalla documentazione in atti e in particolare dai certificati medici da cui si evincono le lesioni (riportate da Nardi, ndr) di cui alle incolpazioni» e ancora «dal tenore e dal contenuto degli sms, dal fatto che la dottoressa Caserta non neghi, nella sua memoria difensiva, il rapporto conflittuale con Nardi», dando un’altra versione dei fatti.

Le due parti in causa, contattate dal Giornale, hanno rifiutato qualsiasi commento. Anche i testimoni hanno preferito non esprimersi. Parlano le carte, ovvero l’atto d’accusa del giudice Nardi e la controdenuncia della Caserta finita alla procura generale. Nardi la mette così. Spiega che nell’ambito di rapporti di natura personale si sono sviluppati «atti aggressivi, violenti e persecutori» da parte della dottoressa Caserta. Le cose, aggiunge, si mettono presto male. Gli episodi di stalking selvaggio riferiti dall’autore dell’esposto (che fa sempre i nomi dei testimoni dei fatti denunciati) non si contano. E quando Nardi minaccia di rivolgersi al Csm, la gip, a suo dire, fa presente che gliela farà pagare perché lei ha amici intimi a palazzo dei Marescialli. Nardi dice d’aver provato a ricondurla a più miti consigli. Ma il 15 marzo scorso viene raggiunto a Sassari e aggredito a pranzo. «Verso le 14.45 la Caserta piombò letteralmente nel ristorante senza alcun preavviso e dopo avermi strattonato e preso a calci e pugni davanti agli astanti cominciava a insultarmi ad alta voce col solito frasario: figlio di puttana, merda, stronzo. Erano presenti il presidente del tribunale di sorveglianza dottoressa Vertaldi, i presidenti delle sezioni di corte d’appello, l’avvocato generale Claudio Locurto...» e via discorrendo. Proprio l’avvocato, continua Nardi, prova inutilmente a calmare la donna. Dopodiché, fuori dal locale, Nardi è colpito al volto con una borsa. «Cadevo privo di sensi, in una pozza di sangue».

Come da referti medici allegati, Nardi si risveglierà al pronto soccorso: viso sfregiato, 17 punti di sutura per 70 giorni di prognosi. Atti violenti si sarebbero susseguiti anche nei mesi a seguire in più luoghi. Quel che più avrebbe scioccato i componenti del Csm sarebbero però i toni degli sms inviati dalla Caserta. Frasi dettate dal risentimento, che lasciano però interdetti: «Non smetterò di respirare finché non ti avrò visto nel fango», «a suo tempo devi crepare», «So cose su di te con cui posso schiacciarti come un verme, stai attento tu verme e pensa a non fare ingravidare tua figlia da qualche delinquente come te verme schifoso», «pagherai caro, e non per mano mia», «Aspetteremo di vedere il fiorellino che hai a casa (mia figlia di 11 anni, scrive Nardi) da quanti sarà colto, «tanto ci penseranno altri a fartela pagare, e comunque i tuoi figli sono merde come te».

La gip, da parte sua, offre un’altra versione ai carabinieri che hanno appena finito di perquisirla a casa e in ufficio. Riferisce che alla luce dei suoi ripetuti tentativi di lasciare l’uomo, Nardi «implementava la sua attività persecutoria già manifestata in precedenza con minacce di ogni genere (“stai bene attenta, guardati le spalle, ti distruggerò, se mi attraversi la strada accelero”) e iniziava una pressante attività di persecuzione ai miei danni già manifestata in passata con ingiurie, minacce e aggressioni fisiche». La Caserta mette nella denuncia contenuti di alcuni sms e chiosa: «Sinora ho vissuto in un clima di terrore che è aumentato dopo l’arrivo dell’esposto anonimo» ai miei genitori.

Il Csm ha creduto a Nardi, per ora. Le contestazioni della gip sono ora al vaglio della Procura generale. Lo stesso Csm si dovrebbe però concentrare anche sul contenuto di alcune e-mail, tra gli allegati agli atti della controversia, che il terrorizzato Nardi archiviava a futura memoria. Perché in una di queste si dà conto di uno strano presunto episodio che coinvolge la gip e il pm dell’inchiesta Agcom-Annozero, finito lui stesso sotto procedimento disciplinare al Csm per aver nascosto al capo parte dell’inchiesta su Berlusconi.

Accuse gravi, queste di Nardi, che non si possono lasciare appese al dubbio. Perché se è vero quel che dice Nardi, il pm Ruggiero avrebbe riferito alla gip Caserta notizie che non solo non aveva messo a conoscenza del suo procuratore ma ne avrebbe parlato con un potenziale giudice terzo dell’inchiesta. In una e-mail delle ore 9.54 del 22 giugno 2010 Nardi scrive: «La stessa (la Caserta, ndr) mi ha riferito di aver deposto il falso dinanzi al maggiore dei carabinieri nascondendo la circostanza che il dottor Ruggiero, con il quale ha un rapporto confidenziale, nel dicembre del 2009 le disse che stava intercettando Berlusconi e che presto il clamore della vicenda avrebbe fatto cadere il governo. La circostanza mi fu immediatamente riferita dalla Caserta poco prima di Natale del 2009. Ero convinto che avrebbe deposto la verità. Le ho chiesto le ragioni della falsa dichiarazione e lei mi ha risposto che non poteva tradire Michele Ruggiero e che comunque Berlusconi meritava di cadere perché è un dittatore». Il pm Ruggiero, rintracciato dal Giornale, casca dalla nuvole: «Della vicenda fra loro (Nardi e Caserta) so quello che sanno un po’ tutti. Ma una cosa è certa: quello che sarebbe scritto nella mail è assolutamente e totalmente falso. Non solo io non ho riferito niente a nessuno ma queste cose erano coperte da segreto e mai e poi mai le avrei dette, né in ragione della mia professione e nemmeno dal fatto che vi era un rapporto di colleganza o di amicizia».

E siamo solo al primo round.

(1 - continua. Ha collaborato Simone Di Meo)

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