Il gip inchioda i De Benedetti: "Veleni per profitto"

Il j'accuse alla gestione dell'impianto Tirreno Power: leggi violate di continuo. I timori dei lavoratori

Leggi il testo della sentenza del Tribunale di Milano n 8289/2017 che ha giudicato diffamatorio il presente articolo

«Comportamenti negligenti», è scritto nell'ordinanza del gip di Savona Fiorenza Giorgi che ha messo i sigilli cautelativi alla centrale a carbone di Vado Ligure. Negligenza che non si limita a una serie di mancati adempimenti, come le irregolarità nel tipo di olio combustibile utilizzato per accendere i gruppi (contenente un tenore di zolfo superiore alle prescrizioni, e quindi più inquinante) oppure l'assenza del sistema per controllare le emissioni dalla ciminiera sul lato ovest: il monitoraggio era obbligatorio dal 14 settembre 2013.

Il gip ha usato parole pesanti verso la Tirreno Power. Dall'ordinanza emerge che la «costante e sistematica violazione della normativa» è stata compiuta per «profitto». La società di gestione della centrale elettrica, controllata da Sorgenia (gruppo Cir dei De Benedetti) dal 2002 al 2007, appartiene per metà ai francesi di Gdf-Suez e per l'altra metà a una cordata di aziende energetiche italiane nella quale Sorgenia detiene una larghissima maggioranza (78 per cento). «Le consulenze della Procura - ha detto il gip - hanno stabilito un collegamento tra le emissioni della centrale e le malattie, e le morti, per problemi cardiocircolatori nella zona di Vado, Quiliano e Savona. Un nesso diretto dimostrato grazie all'esame per esempio di sostanze come mercurio e cadmio». Restano due i filoni di indagine aperti a Savona, uno per omicidio colposo plurimo (contro ignoti) e l'altro per disastro ambientale, nel quale sono indagati cinque dirigenti, attuali e passati, della Tirreno Power. Ma i nuovi elementi in mano agli inquirenti potrebbero fornire altri spunti. In base a due consulenze tecniche, la procura stima che tra il 2000 e il 2007 le emissioni della centrale di Vado Ligure abbiano provocato un aumento di patologie respiratorie e cardiovascolari: circa 450 morti e oltre 2000 ricoveri ospedalieri più della media. Il procuratore Francantonio Granero ha detto che «quelle persone sarebbero ancora vive» se avessero abitato o lavorato lontano dalla Tirreno Power.

Ieri è stato il giorno della rabbia dei 400 dipendenti della centrale che hanno chiesto garanzie sui posti di lavoro e sulla salute pubblica. Scene già viste a Taranto quando fu sequestrata l'Ilva. Oggi sono in programma altre manifestazioni con la richiesta di rendere pubblici i dati dell'Ispra. Proprio i verbali dell'Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale avrebbero impresso la svolta al caso. I tecnici hanno rilevato una decina di inadempienze, in particolare l'irregolarità del combustibile per l'accensione. Nel 2012 Tirreno Power aveva chiesto al ministero di utilizzare un olio a maggiore tenore di zolfo giustificandosi con problemi di approvvigionamento. In realtà i motivi erano economici (l'olio più inquinante costa meno) e il dicastero dell'Ambiente aveva negato l'autorizzazione. I lavoratori hanno anche chiesto nuove analisi sulla Tirreno Power compiute da un ente terzo, diverso dagli esperti nominati dalla procura. I sindacati stanno con l'azienda: «Noi non siamo l'Ilva e abbiamo sempre rispettato le normative», ha detto il rappresentante della Cisl nella Rsu aziendale.

Parallela all'inchiesta su Tirreno Power prosegue la trattativa tra le banche e Sorgenia per ristrutturare il colossale debito (1,9 miliardi di euro) della società dei De Benedetti.

«È in corso una negoziazione estremamente delicata - ha detto Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi Banca - Le trattative sono serrate ma le posizioni sono distanti ed è difficile fare previsioni. Tengo tuttavia a dire che il ceto bancario è compatto».

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