Malati fantasma per gonfiare le fatture

L’INDAGINE 280mila i pazienti inesistenti Coinvolti amministratori pubblici e imprenditori

Malati fantasma per gonfiare le fatture

C’erano le solite tangenti, per favorire l’interesse di imprenditori in affari con la sanità regionale, ma anche ricoveri gonfiati e appalti di servizi truccati, che consentivano di servire pasti a malati inesistenti e di far funzionare la lavanderia anche per pazienti già dimessi da tempo. Una «ragnatela di corruzione», come ha detto il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, costata al sistema sanitario nazionale, in otto anni, oltre 5 milioni di euro.
Ieri i carabinieri del nucleo investigativo hanno eseguito nove arresti, cinque in carcere e quattro ai domiciliari. Le accuse contestate a vario titolo dai pm Giovanni Bombardieri e Maria Cristina Palaia a dirigenti e funzionari della sanità pubblica e a imprenditori sono quelle di corruzione, falsità ideologica, truffa e favoreggiamento. Tra gli arrestati c’è Franco Cerretti, 70 anni, direttore amministrativo del Santa Maria Addolorata, la struttura del San Giovanni al centro del malaffare. In casa i carabinieri gli hanno sequestrato 40mila euro in contanti. Sarebbe stato proprio il dirigente, dal 2003, a tirare le fila del sistema d’accordo con i titolari delle società «Innova» e «Lavanderie industriali Lavin». Dietro il pagamento di tangenti da centinaia di migliaia di euro e in combutta con l’imprenditore F.M. avrebbe favorito l’utilizzazione di un metodo che consentiva di gonfiare il numero dei degenti ricoverati al San Giovanni per fargli ottenere più soldi dalla Regione: invece di essere sottratte, le uscite dei pazienti venivano sommate alle presenze, alterando il dato reale delle spese. Per un totale di 280mila «malati fantasma». Il «trucchetto» - secondo i calcoli di una commissione di indagine interna nominata nel 2008 per verificare le gravi irregolarità emerse nella gestione degli appalti - aveva portato l’azienda pubblica al pagamento di 3,2 milioni di euro in più ripetto al dovuto per il periodo 2003-2006. Del sistema di corruzione e truffa, secondo gli investigatori, avrebbe fatto parte anche Luigi Moriccioli, il ciclista aggredito e ucciso durante una rapina nel 2007. Moriccioli era un dipendente del Santa Maria Addolorata e stretto collaboratore di Cerretti. Anche la figlia del dirigente è finita nei guai per favoreggiamento. Altre irregolarità sono emerse in relazione alla gestione di alcuni appalti per gli ospedali S. Eugenio e Cto, della Asl Roma C. Le indagini hanno rivelato come nel 2007, a seguito di accordi con il funzionario dell’area tecnica della Asl Roma C, F.P., anche lui arrestato, gli esponenti della «Innova», sempre facenti capo all’imprenditore F.M., avrebbero ottenuto vantaggi patrimoniali facendo figurare come realizzate opere mai eseguite. Cerretti, inoltre, avrebbe favorito anche una società cooperativa che fornisce manodopera all’azienda ospedaliera San Giovanni e che fa capo all’imprenditore E.I., facendole vincere un appalto di 2,8 milioni di euro per il servizio di pulizia di immobili dell’Istituto zooprofilattico della Regione Lazio e Toscana. L’indagine è partita dall’arresto, nel 2007, di un imprenditore che aveva pagato tangenti per aggiudicarsi l’appalto per il servizio di vigilanza privata del San Giovanni.
In una conversazione intercettata da una microspia nell’ufficio di Cerretti si sente il dirigente dire, dopo che i carabinieri gli avevano sequestrato dei documenti: «Proprio nun ce voleva, io l’altra volta mi ero nascosto».

In un’altra intercettazione due dipendenti del San Giovanni parlano delle fatture gonfiate: «Alteravano i conti perché consideravano che su un solo letto mangiavano in due, quello che esce e quello che entra, i conti li aggiustavano a modo loro».

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