Negato l'accesso al suicidio assistito. La paziente diffida la Asl

Aveva rifiutato la nutrizione artificiale, che considera accanimento. Il nodo dell'ambiguità del «trattamento di sostegno vitale»

Negato l'accesso al suicidio assistito. La paziente diffida la Asl
00:00 00:00

Ha rifiutato la nutrizione artificiale e chiesto di accedere alla morte assistita, ma si è vista negare la possibilità di morire senza sottoporsi a un trattamento che considera un accanimento terapeutico. Per questo una 54enne affetta da sclerosi multipla progressiva ha diffidato l'azienda sanitaria della Toscana, dalla quale avrebbe voluto il via libera per poter mettere fine alle sue sofferenze come previsto dalla sentenza costituzionale Cappato-Antoniani, secondo la quale occorre essere affetti da patologie irreversibili e tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale.

Alla paziente, ormai totalmente paralizzata, era stata prescritta la Peg, appunto la nutrizione artificiale, in quanto a rischio vita per polmonite da soffocamento. Ma la donna ha detto no, in quanto nella sua condizione sarebbe stato un accanimento terapeutico a cui non si voleva sottoporre. Si tratta di uno dei quattro casi che solo in Toscana hanno chiesto, tramite l'associazione Luca Coscioni, di poter ottenere l'aiuto alla morte volontaria. A livello nazionale i casi sono dieci. E c'è il rischio che finiscano davanti alla Corte costituzionale a causa dell'ambiguità del «trattamento di sostegno vitale», così come successo nella sentenza che già pende alla Consulta e che dovrebbe definirne i contorni a seguito della questione di costituzionalità sollevata dal gip di Firenze in seguito all'aiuto fornito da Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese a un 44enne toscano affetto da sclerosi multipla e non dipendente da un trattamento di sostegno vitale in senso restrittivo, per raggiungere la Svizzera, dove ha ottenuto la morte volontaria.

Nel caso della 54enne toscana Cappato ritiene che il rifiuto sia in palese violazione dei suoi diritti costituzionali. In questo caso, tra l'altro, anche il comitato etico ha espresso parere positivo. «Il diritto di rifiutare trattamenti anche salvavita è previsto dalla Costituzione e dalla legge. Il parere di maggioranza del Comitato etico competente, riconosce tutte le condizioni previste dalla Consulta presenti», commenta l'avvocato Filomena Gallo, coordinatrice del team legale della donna e segretaria dell'associazione Coscioni. «Anche in caso di rifiuto della Peg è però sufficiente l'indicazione clinica con la prescrizione a caratterizzare le circostanze di una situazione equivalente a quelle dell'effettivo posizionamento della stessa.

La Asl toscana invece afferma che se la paziente avesse accettato la Peg, allora avrebbe avuto diritto alla morte assistita, prospettando dunque l'obbligo di sottoporsi ad un trattamento contro la sua volontà per poi poterlo interrompere. Affermazioni gravissime, in quanto si vuole far passare il messaggio che per poter fruire di un diritto costituzionale occorre sottoporsi ad una tortura».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica