Quell'ultimo volo di Alberto, giovane Icaro Morto per testare un Airbus per Alitalia

L'incidente a Tolosa 30 anni fa. Il ragazzo guarì dal cancro. Tra i più giovani della flotta, esempio di tenacia e passione

Quell'ultimo volo di Alberto, giovane Icaro Morto per testare un Airbus per Alitalia
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Il mito parla di noi. Sempre. Il mito siamo noi. Perché l'uomo, nonostante il progresso e la tecnologia, è sempre lo stesso. Icaro siamo noi, quindi. Dietro a quel folle volo c'è il nostro desiderio di librarci nel cielo e di planare. Di sentirci liberi, anche sfidando il pericolo. Si avvicina al sole, il figlio di Dedalo, e in quell'abbaglio trova la morte. La giusta misura, quando c'è in mezzo la libertà, è difficile da raggiungere. C'è chi ce la fa (e vive pienamente), chi invece no (perché passa i suoi giorni in una sorta di ebbrezza continua o perché ha paura di tutto).

Alberto Nassetti apparteneva alla prima categoria, quella di chi sa dosare la propria libertà alla ricerca di qualcosa di più bello e di più grande. E, perché no, di più avventuroso. Ma nonostante ciò, nonostante la sana prudenza di fronte al pericolo, come Icaro cadde travolto dalle fiamme il 30 giugno di trent'anni fa a Tolosa. Alberto si diploma all'istituto tecnico aeronautico «Francesco De Pinedo» di Roma e poi svolge il servizio militare negli alpini. Ma è il cielo il luogo in cui vuole stare. A soli 23 anni viene assunto da Alitalia ma, poco tempo dopo, gli viene diagnosticato un tumore al cervello. Potrebbe essere la fine del suo sogno ma così non è. Alberto non dice nulla alla famiglia, si fa operare e, grazie al cielo (ed è davvero il caso di dirlo), guarisce. Ma non solo. Riesce anche a tornare a pilotare gli aerei, ed è il primo a farlo dopo un'operazione simile, guadagnandosi la stima e l'affetto dei colleghi. Vola, quindi, Alberto. E, come tutti i ragazzi, si innamora e pensa a costruirsi una famiglia. Scrive poesie, tra cui una che sa di profezia: «Molte aquile ho visto in volo / Ali maestose sfidare il suolo / Rapaci solitari incontro al sole / Imperiali figure sfrecciare nelle gole / Ancora a lungo li vedrò / poi, con loro, io morirò». Così sarà.

Alberto viene mandato a Tolosa per testare un aereo, un Airbus A330, che Alitalia vorrebbe acquistare. Nonostante la giovane età, è un pilota esperto. È l'ultimo giorno di prova e viene simulata una grave avaria in fase di decollo. Qualcosa va storto e l'aereo si innalza come un uccello ferito per poi ruotare su se stesso e, infine, capovolgersi. A bordo, insieme ad Alberto, ci sono altre sei persone, tra cui il suo amico Pier Paolo Racchetti che, di lì a poco, sarebbe dovuto diventare papà.

Sarebbe dovuto: perché l'aereo non appena tocca il suolo prende fuoco, non lasciando scampo a nessuno. Immaginava di morire di vecchiaia, Alberto. Invece il destino gli aveva riservato una fine tra le aquile e i rapaci: «Ancora a lungo li vedrò / poi, con loro, io morirò».

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