A 17 anni confessa trenta omicidi: "Ho ucciso anche un pedofilo"

Ragazza brasiliana fermata dopo una rissa spiega agli agenti di aver accoltellato a morte uomini adulti per vendetta e per giustizia. Gli inquirenti temono che voglia coprire qualcun altro

«Non avrei il coraggio di usare la pistola, ma con il coltello faccio tutto». E una brasiliana di colore, di soli 17 anni, dietro quel tutto nascondeva trenta omicidi. Ora il compito più arduo è quello degli inquirenti, chiamati a stabilire se quella giovanissima è davvero un'assassina seriale o semplicemente tenta di coprire qualcuno dietro la sua minorità. Lei ha confessato di aver ucciso trenta uomini, di aver agito senza timori e di non essere tormentata da alcun rimorso. Però per la polizia del Mato Grosso do Sul, trenta morti sono realmente tanti, troppi per una ragazzina assatanata di vendetta. Troppi forse anche per un adulto in preda all'odio più brutale.
Eppure lei, che potremmo chiamare Susy, con un nome di fantasia, dal momento che non sono state rese note le sue generalità, sembrava documentata, troppo documentata per riferire la versione di qualcun altro al quale offrire il paravento della sua minore età. Agli agenti ha raccontato le sue peripezie con dettagli sconvolgenti e voce fredda, rivelando i luoghi dove sarebbero stati nascosti alcuni cadaveri, illustrando i moventi, la dinamica. Tutto, già, tutto. E ora spetta ai poliziotti verificare che Susy non sia una semplice mitomane ma sia la reale serial killer. E in merito gli inquirenti qualche dubbio ce l'hanno ancora. Nonostante le fredde parole della ragazza.
«Ho agito per vendetta - ha spiegato lei - per questo ho punito un pedofilo: stuprava bambine di 9 o 10 anni che io ben conoscevo. Con me non ci aveva mai provato perché aveva paura: e aveva ragione». Minigonna jeans, maglietta rosa, sandali, Susy non si è fatta intimidire mai; ha anzi deciso di volersi rifare della cattiveria di uomini adulti che si erano presi gioco di lei. Siamo nella cittadina di Aparecida do Taboado, nel Mato Grosso, siamo ad anni luce dalla civiltà. Forse. O almeno così qualcuno aveva ritenuto. Come ad esempio quel pedofilo che si riteneva padrone della sessualità delle più piccole di laggiù. «Ho lasciato sul marciapiede uno stivaletto e un fucile» ha detto Susy sul conto dell'omicidio del pedofilo e il dettaglio sembra avere un preciso riscontro. Tuttavia dicono al commissariato locale dobbiamo incrociare i dati e le versioni che ci ha dato.
Trenta omicidi sono tanti e per compierli Susy avrebbe impiegato molto tempo. Stando al suo racconto avrebbe iniziato a uccidere a soli 14 anni: «Ho agito per motivi diversi, talvolta per soldi, talvolta per vendetta, talaltra per giustizia».

E, una volta fermata dopo una rissa in strada alla periferia di Sao Josè do Rio Preto (a 400 chilometri da San Paolo) ha aggiunto: «Non l'ho fatto per me ma per la mia famiglia, non voglio che quello che ho fatto ricada su di loro. Ho deciso di confessare perché sento il peso di quelle morti sulla coscienza e mi voglio liberare di questo peso prima di compiere 18 anni».

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