Agli atti dell'indagine della Procura di Perugia sulle migliaia di accessi abusivi alle banche dati della Direzione nazionale antimafia da parte del tenente Pasquale Striano c'è una telefonata intercettata sull'utenza del finanziere che gli investigatori annotano come in parte rilevante. Di fatto è uno sfogo dell'ufficiale con un amico. É il 27 febbraio 2024. Da mesi la notizia dell'indagine a suo carico è di dominio pubblico, e siamo alla vigilia dell'interrogatorio a Perugia in cui Striano si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il finanziere - cacciato dalla Dna dopo l'arrivo del nuovo procuratore nazionale Giovanni Melillo - spiega: «La settimana scorsa mi è arrivato l'avviso che dovevo fare l'interrogatorio a Perugia domani, però lo rinvio perché praticamente mi hanno addebitato pure quando sono andato a pisciare fuori dall'orario di servizio, non hai idea». «Mannaggia», gli risponde l'interlocutore. Striano è un fiume in piena: «Vabbè, chiaramente di una cosa io posso stare tranquillo con me stesso però, che io tutto quello che ho fatto l'ho fatto sicuramente per lavoro (...), atti bellissimi di cui ne vado fiero di quello che ho fatto io e tutti quanti dietro di me». Per il finanziere le accuse nei suoi confronti sarebbero ingiuste: «Quando uno ti chiede: Pasquale, mi dai un suggerimento, mi dai un consiglio? Io tante volte mi sono messo a disposizione, ma non per fare un favore, anche per tranquillizzare l'amico, ma non solo, ma anche a volte per cogliere delle cose, perché noi quante volte abbiamo colto, diciamo, cose importanti da chi ti dice qualcosa, per cui io avevo questo modo di fare, perché era il mio modo, io ci tenevo tanto per il lavoro, mi hanno addebitato tutto, indagando una marea di amici, colleghi».
Il finanziere è accusato dai pm di Perugia di aver scaricato oltre 200mila file riservati e di aver inviato i risultati delle ricerche illegittime a giornalisti, amici e conoscenti. Sono circa 172 i bersagli delle ricerche di Striano considerati mediaticamente esposti, la maggior parte sono esponenti politici di centrodestra, su cui il finanziere avrebbe indagato abusivamente e inviando i documenti a due cronisti del Domani. Tra i ventimila accessi abusivi scoperti di recente una parte riguardano soggetti istituzionali. E tra i cronisti miracolati da Striano emergono i nomi di giornalisti di altre testate, che potrebbero finire indagati come i colleghi del Domani.
Negli atti c'è una montagna di materiale su cui i pm vogliono fare chiarezza, per capire che fine abbia fatto, e se ci siano dei mandanti dietro ai numeri «mostruosi» delle ricerche di Striano. La telefonata del finanziere prosegue: «Ovviamente adesso stiamo creando una piccola strategia, con calma andrò a smontare quello che posso smontare e tutto il resto addebitatemelo pure tranquillamente. L'importante è che arrivo alla pensione». L'interlocutore gli domanda: «Ma quelli dell'ufficio che lavoravano con te?». Striano sembra tirare in ballo gli ex colleghi: «Non so niente. So solamente che le cose che abbiamo fatto insieme sono state addebitate tutte a me. Poi li chiamerò uno per uno, ma io non voglio che nessuno ci rimetta le penne». E si sfoga: «Però ormai puoi capire che moralmente sono proprio a pezzi. Un po' mi sta tirando su la mia famiglia (...), perché poi alla fine lo scopo loro era proprio quello di trovare un colpevole». Ribadisce di volersi difendere, «sono disposto a tutto, però alla fine, voglio dire, pure che un domani mi addebitano qualcosa, verrei condannato, io comunque sono stato quello che sono stato, non è che stiamo parlando di un pregiudicato, per cui dammi quello che vuoi, che devo fare?».
Striano sembra in parte rassegnato di fronte a un'eventuale condanna quando dice, «dammi quello che vuoi, che devo fare?».
E aggiunge: «Poi dopo mi piglio un aereo me ne vado dall'altra parte del mondo e mi vivo la mia vita lontano». Ma a chi si riferisce quando dice «e tutti quanti dietro di me»? Come se non fosse stato lui l'unico a usare le banche dati come un distributore automatico di dossier.
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