"Verdi e grillini ci hanno boicottato. Ora basta coi veti, anche su Renzi"

L'eurodeputato: "Serve una coalizione che parli anche ai delusi del centrodestra. Con Fitto ho lavorato bene, faccia l'europeista"

"Verdi e grillini ci hanno boicottato. Ora basta coi veti, anche su Renzi"
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Iniziamo dalla sua terra, presidente Bonaccini: dopo l'alluvione in Emilia Romagna è scoppiato uno scontro con il centrodestra.

«Uno scontro avviato dal ministro Musumeci nelle ore della prima emergenza, mentre erano in atto i soccorsi. Invece di dare una mano e coordinare gli interventi, che sarebbe il suo compito, ha preferito guidare l'assalto alla nostra regione. I romagnoli meritano ben altro. Proprio gli interventi realizzati dopo l'alluvione del 2023 dalla Regione e dagli enti locali hanno permesso di contenere gli effetti del ciclone Boris, che ha riversato sulla Romagna più acqua che nelle due alluvioni del maggio 2023, quando gli effetti furono molto più devastanti».

In quelle ore ha mai rimpianto di aver lasciato la Regione per l'Europa?

«Ho provato un dolore fortissimo per la mia gente e la mia terra. Al mio posto però c'è Irene Priolo, l'assessora e vicepresidente che in questi anni ha gestito direttamente la protezione civile e la difesa del suolo, e che per fortuna è l'esatto opposto di Musumeci: tutto il tempo in mezzo al fango a coordinare i soccorsi, anziché fare conferenze stampa a Roma. Resta il rammarico per la scelta del governo di accentrare a Roma la gestione della ricostruzione, con un Commissario lontano dal territorio. Col sisma del 2012 il Commissario ero io e la ricostruzione è stata tutt'altra cosa: rimborsi al 100% per chi ha dovuto ricostruire».

Oggi il campo largo è imploso sulle nomine Rai.

«Partire dalle poltrone è sbagliato: è il controllo politico sulla Rai che proprio non va bene. Lo stesso governo riconosce che andrebbe cambiato modello, ma intanto preferisce occupare posti. Il Pd vuole una riforma che finalmente tenga la politica fuori dalla più grande azienda culturale del Paese e salvaguardi informazione e servizio pubblico: la Rai non è il megafono di chi governa. I 5 Stelle e Avs hanno tolto forza a questa battaglia».

Con M5s siete divisi su tutto: Rai, infrastrutture, politica internazionale. Persino sulla Ue e Trump o Harris. Come può reggere l'alleanza?

«Accetto la sua critica ma, se siamo onesti, dobbiamo dire che sulle infrastrutture siamo fermi anche per responsabilità di un governo che promette e poi non realizza. E potrei aggiungere che il primo sponsor di Putin è da sempre Salvini, o che in Europa contiamo meno perché Lega e Meloni hanno votato contro von der Leyen. Quanto a Trump, metterlo sullo stesso piano di Harris, come fa Conte, è un errore clamoroso. Non condiviso da gran parte dei suoi elettori, credo. Non nego le differenze, ma su molti temi concreti e fondamentali per le persone, dal salario minimo alla sanità all'Autonomia stiamo portando avanti battaglie condivise; governiamo insieme in molti enti locali e siamo alleati nelle regioni che andranno ora al voto».

Anche il Pd, su una questione dirimente come il sostegno all'Ucraina, si è spaccato.

«Ma il Pd non cambia linea: abbiamo votato la risoluzione di sostegno all'Ucraina, Paese aggredito, per arrivare a una pace giusta, e per rafforzare l'azione diplomatica Ue. Al netto dei distinguo su un punto, che ci sono stati, il Pd è compatto sul tema di fondo e fa una scelta di campo chiara. Mentre parte della destra, alleata di Orban e Trump, fa da megafono a Putin».

Al campo largo manca una gamba di centro, mentre si litiga su Renzi sì o Renzi no.

«Campo Largo è un termine che non significa nulla. Serve un nuovo centrosinistra, plurale e alternativo alla destra, con una proposta per il paese e che sappia parlare a tutti, inclusi i delusi del centrodestra. Ogni iniziativa che lo allarga è benvenuta: la stagione dei veti e dei personalismi va archiviata e le convergenze vanno costruite sulle proposte».

Voterete per il commissario italiano Raffaele Fitto?

«Con lui ho collaborato bene da governatore: nessuna questione personale. Lo giudicheremo in audizione al Parlamento europeo, per capire se sarà in grado di smarcarsi dall'anti-europeismo della destra italiana. Mi permetta però di precisare una cosa: le deleghe ricevute da Fitto non sono tra quelle di peso, come tutti sanno qui a Bruxelles. Ci hanno dato il contentino formale della vicepresidenza, come ad altri, ma il portafoglio di Fitto è vuoto. Non per colpa sua, figuriamoci, ma perché il Governo italiano oggi, dopo la stagione di Draghi e Gentiloni, è percepito come anomalo e da tenere sotto attenzione».

Lei era pro-autonomia, ora è per abrogarla. Perchè?

«L'autonomia della Lega, molto diversa da quella che immaginavo io, spacca il Paese: troppe materie, come scuola e sanità, e senza definire i Lep.

Rischia di aumentare gli squilibri, allargare il divario dei servizi e aumentare la burocrazia, rendendoci meno attrattivi per gli investitori. Vedremo se ci sarà il quorum, ma è sempre più chiaro che anche in maggioranza aumentano i contrari».

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