Nel 2014 ce ne andremo dall'Afghanistan, ma il Pantalone occidentale continuerà a sborsare 10 miliardi di dollari l’anno, solo per le forze di sicurezza, se non vogliamo che il Paese torni in mano ai talebani. Le ipotesi più rosee prevedono che la comunità internazionale dovrà pagare il conto, nel Paese al crocevia dell’Asia, fino al 2025.
Lo ha ribadito il presidente afghano, Hamid Karzai, alla conferenza internazionale di Bonn, che si è aperta ieri: «Vi chiediamo di aiutare l'Afghanistan per almeno altri dieci anni dopo la fine della transizione nel 2014».
In questo momento le forze di sicurezza afghane contano 308mila unità. Solo parzialmente e nelle zone più tranquille riescono a contrastare i talebani senza l'appoggio delle forze occidentali. Alla fine del prossimo anno si arriverà a 352mila uomini, ma Kabul non ha soldi.
Dopo il 2014 gli Stati Uniti sono disposti a sborsare per soldati e poliziotti afghani 3 miliardi di dollari l'anno. Altri donatori, compresi l'Italia, metteranno assieme 1 miliardo di dollari. Però saranno necessari 8-10 miliardi per non fra crollare le forze di sicurezza afghane come un gigante dai piedi d'argilla.
L'esborso sembra enorme, ma bisogna tener conto che oggi la comunità internazionale spende in Afghanistan, per mantenere circa 140mila uomini, la bellezza di 120-140 miliardi di dollari l'anno. La Banca mondiale ha previsto che fino al 2014, quando la Nato concluderà il ritiro dall'Afghanistan, l'11% di crescita economica degli ultimi anni, crollerà a meno della metà.
Non a caso alla conferenza di Bonn, dieci anni dopo la sconfitta dei talebani, di fronte ai delegati di 85 paesi, il presidente afghano batte cassa. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha confermato che gli Stati Uniti verseranno a Kabul dai 600 ai 700 milioni di dollari di aiuti all'anno attualmente congelati. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha spiegato che al 2001 «abbiamo impegnato 570 milioni di dollari nella cooperazione allo sviluppo ed in interventi umanitari». L'Afghanistan avrà ancora «priorità elevatissima» per l'Italia nonostante i tagli dovuti alla manovra anticrisi. «La cooperazione diretta al bilancio dello stato afghano negli ultimi due anni - ha dichiarato Terzi - è passata dal 60 per cento circa a quasi l'80 per cento di contribuzione. É la strada da seguire».
Però non sempre funziona. Il quotidiano inglese Daily Telegraph ha rivelato che oltre la metà delle donne dietro le sbarre in Afghanistan (circa 350) sono accusate di «colpe morali». Fra le ragazze dai 12 ai 18 anni l'80% è in galera perchè sono fuggite di casa, hanno fatto sesso al di fuori del matrimonio o semplicemente non volevano sposare gli uomini imposti dalla famiglia. Human rights watch denuncia che le grandi prigioni, con un'ala femminile, di Kabul ed Herat sono popolate quasi al 100% da donne colpevoli di «crimini morali».
Dopo il 2001 l'Italia ha guidato la rifondazione della Giustizia in Afghanistan spendendo una media di 10 milioni di euro l'anno. Siamo intervenuti per migliorare le condizioni delle donne nel grande penitenziario di Pol i Charki a Kabul e nel carcere di Herat, dove si trova il quartiere generale del contingente militare italiano di 4200 uomini.
Evidentemente non basta a cambiare gli usi e costumi afghani. Il presidente Karzai ha appena graziato Gulnaz, una disgraziata finita in carcere per adulterio. In realtà era stata violentata ed ora sarà costretta ad un matrimonio riparatore con il suo assalitore.
Le associazioni come «Afghana» hanno chiesto al parlamento italiano di investire 30 centesimi di ogni euro che verrà risparmiato con il graduale ritiro del nostro
contingente dal prossimo anno al 2014. In Afghanistan non si vince solo con la forza delle armi, ma è da vedere se basterà mettere mano al portafoglio, fino al 2025, per evitare il caos ed il ritorno dei talebani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.