Milano - Gli investigatori sostengono di essersi trovati raramente, o addirittura mai, in una situazione tanto assurda, imbarazzante e triste. Sono stati loro, i carabinieri della compagnia di Rho, i soli a prendere le parti di una bambina disabile, una dodicenne, che da mesi subiva abusi da parte di due ragazzini di 14 e 15 anni suoi vicini di casa, residenti nel suo stesso quartiere. Tutti, o quasi tutti, sul posto, sapevano. Comunque lo sapevano i residenti dello stabile dove abita la bimba. E, fatto ancor più grave, anche i suoi genitori erano a conoscenza di quel che stava accadendo alla figlia. Un contesto di degrado, accentuato dall’ignoranza quello dove matura questa vicenda. Sta di fatto che non solo nessuno si è preoccupato di sporgere denuncia, ma dinnanzi alle domande precise dei militari, decisi a scoprire e a incastrare gli autori di questo terribile reato, la gente ha negato l’evidenza dei fatti. O si è chiusa a riccio, mostrando di non voler avere nulla a che fare con questa vicenda. E rendendo così le indagini difficili, inutilmente complicate.
Succede a marzo in un quartiere popolare di Bollate, a nord dell’hinterland milanese. La bambina in questione ha un deficit psicologico che l’accompagna dalla nascita e che fa di lei una credulona un po’ in balia del prossimo. La famiglia si preoccupa che la piccola frequenti altri ragazzini come lei, che vada a scuola, che tenti di essere uguale a tutti gli altri. Ma i genitori non brillano per iniziativa, un po’ per mancanza di volontà, un po’ per ristrettezze economiche. Di sicuro hanno ben altri problemi: il padre ha dei precedenti penali e la famiglia da tirare avanti con uno stipendio da operaio.
La situazione della ragazzina è nota nel quartiere dove le famiglia come la sua sono la normalità. Ed è così che la dodicenne viene presa di mira da due studenti di 14 e 15 anni, anche loro ragazzi problematici dell’hinterland con alle spalle genitori già noti alle forze dell’ordine e con dubbie frequentazioni. Un giorno i ragazzi invitano la bambina a seguirli in un garage e lì la costringono a un rapporto orale. Succede anche il giorno successivo. E poi si sa come vanno queste cose: i giovinastri si vantano di quel che hanno fatto, quasi fosse una bravata. Tuttavia chi lo viene a sapere (in molti nel quartiere) si guarda bene dall’intervenire, dal denunciare.
La ragazzina, però, ci sta male. E comincia a esprimere il suo disagio a scuola dove, prima gaia e partecipe, ora si chiude in un silenzio sofferto e ostinato.
Le assistenti sociali la incoraggiano affinché si apra, si capisce che c’è di mezzo una una storia delicata, di sesso e che l’adolescente ha provato a parlarne con la madre, anche se la donna non conferma. Così la scuola segnala il fatto ai carabinieri della compagnia di Rho che, a loro volta, avvertono il tribunale dei minori e iniziano la loro indagine.
Mentre i militari capiscono immediatamente che nel quartiere la famiglia e la gente sa ma si rifiuta di collaborare, la giovane disabile, aiutata dalle assistenti sociali, comincia a parlare, fornisce addirittura un identikit dei due studenti che hanno abusato di lei. Infine li riconosce in foto. Permettendo così ai carabinieri, qualche giorno fa, di bloccarli e farli confessare. E di farli rinchiudere in una comunità di recupero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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