Abusivi, contro gli sfratti comitati e bombole di gas

Sono quattordicimila quelli che attendono una risposta. Graduatoria di gente perbene, di chi è in fila per una casa. In coda da troppo tempo. Magari pure per colpa di Assuntina, che è abusiva da venticinque anni. Sì, la 43enne Assuntina ha appena festeggiato le nozze d’argento con l’illegalità, e offre consigli «utili» a chi vorrebbe eguagliare il suo record. Impresa non da poco anche in zona Niguarda, dove gli inquilini illegali si mobilitano contro gli sgomberi.
Avete letto bene: quelli che senza un regolare contratto d’affitto vivono negli alloggi di proprietà del Comune di Milano hanno dato corpo e sostanza a un comitato di autodifesa che, in soldoni, entra in azione ogni qualvolta l’ufficiale giudiziario presenta il conto. A sostenere il comitato pro-illegalità sono, dettaglio non da poco, i supporter dei centri sociali che, tra l’altro, stanno estendendo l’iniziativa pure in altre zone di Milano. Naturalmente, la mobilitazione - secondo gli antagonisti - è cosa buona e giusta perché «non esiste un criterio negli sfratti ovvero non si tiene conto del reale bisogno abitativo delle persone».
Vagheggiamenti per sostenere chi, nottetempo, con un piccone sfonda la porta d’ingresso e occupa un alloggio spesso e volentieri destinato a cittadini pazientemente in lista d’attesa. Guai però a ricordarlo: «Gli abusivi non sono criminali ma persone oneste che non possono permettersi il costo di una casa» chiosano i pasdaran dell’abusivismo. Chiara a tutti l’equazione: chi illegalmente occupa non può pagare l’affitto e, tanto per essere concreti, resta moroso per sempre.
Nemmeno un cent, come è il caso di Assuntina: «Ci sono arrivata nel 1983. Ho occupato con mio marito perché non ci potevamo permettere di pagare l’affitto. I miei figli sono cresciuti tra queste mura, dove anche mio marito è morto. Io mi arrangio con i soldi per le pulizie. E come già accaduto da qui, io, non mi muovo neanche con le cannonate».
Messaggio sottoscritto anche dai quaranta abusivi che, tranquillamente, se ne fregano dello sfratto: «Ho due figli piccoli, un compagno con il quale le cose non vanno e il sostegno morale di gente come me, che vive in via Demonte, Graziano Imperatore, padre Luigi Monte da una vita e che non ci sta ad essere sbattuta in mezzo alla strada» fa sapere Mariolina che ha un solo obiettivo: «Avere un tetto sulla testa, e per tenerlo divento una belva». Virgolettato che la 25enne ha già declinato in azione: due mesi fa insieme ai quaranta del comitato ha respinto «l’attacco», «ci siamo difesi anche minacciando di far esplodere le bombole del gas». Che, dettaglio, sono il comune denominatore delle quaranta famiglie del comitato: bombole che utilizzano sia per scaldarsi che per cucinare, poiché senza contratto non possono disporre dei dati catastali degli alloggi e, quindi, non potendo fornirli alle società di erogazione gas non hanno diritto al servizio.

Sorpresina di troppo dietro le parole d’ordine di questo comitato - come degli altri sorti a Ponte Lambro, in quel di Rozzano e di Bruzzano - che promuovono il «furto» degli alloggi fianco a fianco di chi vive onestamente. Di chi ha atteso anni per avere casa e, adesso, vive nella paura. E, questa, non è un’altra storia.

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