Biden è accerchiato. "Passa il testimone". Le firme di 35 deputati

"Abbiamo bisogno di un candidato forte". Pelosi contro la scelta Harris: mini primarie

Biden è accerchiato. "Passa il testimone". Le firme di 35 deputati
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Aumenta la pressione su Joe Biden. Solo nelle ultime ventiquattr'ore 13 democratici membri del Congresso gli hanno chiesto di fare un passo indietro, portando il numero totale di chi ne vuole il ritiro a 35. E alcuni esponenti dell'Asinello hanno creato addirittura un movimento - Pass the Torch - per convincere il presidente degli Stati Uniti ad abbandonare la corsa per la Casa Bianca. Deve «passare il testimone», come dice il nome del gruppo che ha organizzato ieri pomeriggio una manifestazione davanti al 1600 di Pennsylvania Avenue, mentre lunedì andrà in onda uno spot televisivo. Si tratta di «un evento pacifico e rispettoso, concentrato esclusivamente sull'obiettivo di chiedere a Biden di ritirarsi dalla nomination. Ora più che mai abbiamo bisogno del candidato più forte possibile per sconfiggere Donald Trump a novembre», affermano gli organizzatori sul sito, in cui invitano ad unirsi a Pass the Torch «mentre mobilitiamo milioni di democratici che chiedono al presidente di costruire subito un ponte verso nuove generazioni di leader».

Il comandante in capo, secondo fonti di Axios, appare tuttavia immune alle spinte dem, e avviato a uno scontro con il partito: una volta passato il Covid, Biden guarda alla Georgia e al Texas come tappe elettorali per la prossima settimana. Mentre la sua campagna elettorale, prosegue Axios, ha convocato una riunione con tutto lo staff per cercare di risollevare il morale. «Non guardate la televisione, quella non è la realtà - è il consiglio impartito dalla direttrice della campagna, Jen O'Malley Dillon - Il mondo reale è quello degli elettori che sono con noi, dei delegati. Biden è in corsa e lo è per vincere».

Intanto i democratici sembrano confluire, almeno «per stanchezza», sulla scelta di Kamala Harris qualora il presidente decidesse di fare un passo indietro. Il fronte però non è compatto e una voce importante si alza dal coro, quella dell'ex speaker della Camera Nancy Pelosi, la quale preferirebbe un processo aperto, che a suo parere sarebbe più democratico e motiverebbe gli elettori. Il sito Politico cita alcune fonti secondo cui questa è l'idea espressa da Pelosi a un gruppo di democratici lo scorso 10 luglio: a suo parere tenere delle «mini-primarie» sarebbe strada migliore perché così il partito eviterebbe le critiche legate ad una rapida incoronazione di Harris, e un processo di nomina competitivo rafforzerebbe la sua posizione nel caso in cui la vice presidente si affermasse sui rivali. L'ipotesi d'altro canto comporterebbe non pochi rischi, a partire dal caos che potrebbe scatenarsi alla Convention di Chicago ad agosto, che già si prospetta tesa fra le decine di manifestazioni pro-Gaza in programma.

«Siamo a circa 100 giorni dalle elezioni. Non penso che abbiamo tempo per un processo del genere», replica con il Telegraph un ex stratega di Barack Obama, aggiungendo: «La vice presidente è la nostra unica scelta in questo momento». Lo stratega, che ha lavorato a numerose campagne presidenziali, ritiene che Harris rappresenti un «miglioramento» rispetto a Biden «in ogni modo».

E in effetti, la sua percezione pubblica è cambiata in seguito alla disastrosa prestazione del presidente nel dibattito di Atlanta. Mentre Trump è in testa sull'attuale candidato dem in pectore nella maggior parte dei sondaggi attuali, una recente proiezione della Cnn vede Harris alla pari con il tycoon.

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