«Adesso sono pronto a dirottare un aereo»

Nino Materi

Tredici anni di dolore lasciano il segno. Nel corpo e nella mente. Ma soprattutto nell’anima. E possono farti «impazzire», così com’è accaduto due sere fa a Nicola De Martino che - dopo aver riabbracciato il figlio Luca che non vedeva dal lontano 1993 - non ha trovato di meglio che andare in tv tentando di darsi fuoco. A 48 ore da quella bottiglia di benzina versata addosso in diretta al Tg2 (che sa tanto di macabro reality), quest’uomo di 56 anni coi capelli tirati indietro raccolti in un codino difende il suo gesto, anzi rilancia: «L’ho fatto per tutti quei padri a cui le mogli rapiscono i figli. Il 26 dicembre Luca, che ora è con me, ripartirà per l’Australia; se entro tale data nessuno stamperà le mie proposte, sono pronto a dirottare un aereo». Parole farneticanti che non aiutano ad affrontare il problema - serissimo - che tanto sta a cuore a De Martino e a tutti quei padri ai quali è negata la possibilità di abbracciare i figli perché portati via all’estero dall’altro genitore.
«Voglio portare all'attenzione dell'opinione pubblica e della stampa poche pagine che ho scritto, in cui ci sono le mie proposte per sistemare il problema di tanti padri separati che si vedono negare i loro figli - denuncia De Martino -. Non viene fatto nulla per prevenire e sistemare le cose su questo problema: sono 12 anni che non riesco a rendere pubbliche 30 righe che spiegano cos’è la sottrazione internazionale di minori e le mie proposte per prevenirle».
«Non sono pentito e non devo chiedere scusa a nessuno - accusa De Martino -, sono gli scaldasedie dei ministeri degli Esteri e della Giustizia che devono farsi un’esame di coscienza, al pari di quei magistrati, funzionari e consoli che ho denunciato per inadempienza». Rabbia per una vicenda personale dove, evidentemente, il risentimento ha preso il sopravvento sulla ragione: «Per tredici anni mio figlio è stato “trattenuto“ in Australia dalla mia ex moglie e io non ho mai potuto incontrarlo. Vi sembra umano tutto ciò? Ora ho deciso di vivere solo per evitare che tragedie come la mia accadano ad altri».
Giorgio Ceccarelli, presidente dell'associazione «Figli negati», conosce De Martino da anni e forse, proprio per questo, non se la sente di prendere le distanze (come ha fatto invece il presidente dell’associazione «Genitori separati», Ubaldo Valentini) da quanto accaduto due sere in diretta tv: «Credo che abbia fatto più lui in dieci minuti che noi in dieci anni di rivendicazioni pacifiche. Nicola è un moderato, non è un pazzo. È sicuramente una persona che ha sofferto molto, moltissimo. Ma chi non lo sarebbe se gli togliessero il figlio per tredici anni? Quando discutiamo io sono quello estremista, lui il dialogante. Quindi se ieri si è cosparso di benzina in tv è perchè vuole ottenere qualcosa per gli altri papà. È il suo unico scopo. Lui, ormai, ha raggiunto il suo obiettivo: la sua storia di separazione si è chiusa positivamente con il ritorno di Luca dall'Australia».
Ma lei Ceccarelli, dopo aver visto quella scena al Tg2 è riuscito a parlargli? «Dopo aver visto quelle immagini l'ho chiamato.

La prima cosa che gli ho chiesto è se il figlio era al corrente delle sue intenzioni e lui mi ha risposto: “Credi che possa fare una qualsiasi cosa che faccia del male a Luca“?».
La risposta è tutta negli occhi tristi di Luca.

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