Quell'ultimo bacio per l'addio a Sammy Basso, il giovane nato vecchio

Malore dopo un pranzo di festa. Vissuto fino a 28 anni, aveva fatto conoscere la progeria

Quell'ultimo bacio per l'addio a Sammy Basso, il giovane nato vecchio
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Venti chilogrammi di peso per centoquaranta centimetri di altezza. La testa calva, la pelle rugosa, le ossa fragili, il fiato corto e qualche problema di deambulazione. È nato con la fine davanti Sammy Basso. Un Benjamin Button senza resilienza. Le lancette del tempo di Sammy erano destinate ad andare solo avanti. E a rotta di collo. Non lo hanno capito subito nemmeno i medici. Il giorno in cui è venuto al mondo anzitempo, il 1° dicembre 1995 a Thiene (Vicenza), i dottori hanno notato che qualcosa non andava ma non riuscivano a stabilire cosa. Ogni indagine cadeva nel vuoto eppure Sammy non cresceva e presentava altri sintomi. Ma ci sono voluti due anni per tentare, escludere, trovare. Poi la diagnosi di «progeria» (o sindrome di Hutchinson-Gilfor), una parola che deriva dal greco e significa «diventare vecchi prima del tempo». Da allora, gli specialisti, hanno messo su Sammy una «data di scadenza» ravvicinata, hanno predetto che sarebbe arrivato al massimo ai tredici anni di età. È morto venerdì a 28 anni. Durante un pranzo di festa pieno di parenti e amici a Villa Razzolini Loredan ad Asolo (Treviso). Si è sentito male all'improvviso e non c'è stato niente da fare. C'erano i suoi genitori (Laura Lucchin e Amerigo Basso) accovacciati accanto a lui, e sua madre lo ha preso in braccio e se lo è stretto addosso, avvolto in una coperta. Chi si trovava lì ha raccontato del bacio che gli ha dato e che non «scorderà mai più». Uno di quei baci che riesce ad assestare solo chi non ci pensa neanche a dirti addio.

Sammy è stato il malato di progeria più longevo al mondo. E nel tempo che si è coraggiosamente preso ci ha messo tutto quello che poteva. Nel 2018 si era laureato all'Università degli Studi di Padova in Scienze naturali (con una tesi sulla possibilità di curare la progeria con l'ingegneria genetica). E un anno dopo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, motu proprio, l'ha nominato Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2021 si era specializzato in Molecular Biology laureandosi all'Università degli Studi di Padova (stavolta con una tesi volta a chiarire la correlazione tra progeria e infiammazione).

Sammy aveva anche fondato l'Associazione italiana progeria che porta il suo nome e ha dedicato gran parte della sua breve vita a far conoscere la malattia che lo affliggeva e che colpisce appena cinque persone in Italia e un centinaio in tutto il mondo. Anche se l'essere afflitto aveva poco a che fare con Sammy che per vivere doveva prendere «otto pastiglie al giorno» come lui stesso raccontò un paio di anni fa e che di certo non era venuto al mondo con il corredo più adatto a un'esistenza facile. Eppure, sembrava aver accettato «l'incarico» di attraversare una strada accidentata con tutta la serenità possibile. Ventotto anni riempiti di senso. Ieri tutti i messaggi per ricordarlo, a partire da quelli della sua mamma e del suo papà, raccontavano esattamente questo di lui: «Sammy ci ha insegnato che, sebbene gli ostacoli della vita a volte possano sembrare insormontabili, vale la pena viverla con pienezza» è la frase che la famiglia ha pubblicato su Instagram. Nel corso degli anni, Sammy era stato ospite di molte trasmissioni tv (dal Costanzo Show al Festival di Sanremo), aveva scritto un libro, Il viaggio di Sammy, e girato un documentario sul suo tour negli Usa lungo la Route 66. Solo qualche giorno fa aveva vinto il premio giornalistico Paolo Rizzi a Venezia, ed era appena tornato da un viaggio in Cina e siccome di ironia era stato generosamente munito, di ritorno da Pechino aveva raccontato di una ragazza cinese della quale si era invaghito e che alla fine lo aveva lasciato perché lui era troppo intelligente: «Continuava a dirmi... troppo colto, troppo colto!» aveva raccontato in un'intervista.

Lo stesso acume che lo portò a scegliere, e a disegnare di suo pugno, il logo dell'Associazione che ha

fondato. Optò per una salamandra, perché è un animale capace di adattarsi ai cambiamenti, in grado di vivere sott'acqua come sulla terra. E Sammy in quel suo corpo, su questa terra, si è adattato come nessuno avrebbe potuto.

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