Proprio quando il campionato stava per entrare nel vivo, la Serie A deve fermarsi ancora per l’ennesima, inopportuna pausa nazionali. I tifosi dovranno ancora subirsi un fine settimana senza campionato, con le polemiche di questo weekend che si trascineranno fino a quando l’Italia non scenderà in campo. Cosa si è visto in questa settima giornata? Parecchie cose interessanti, come al solito, dalle conferme sofferte di Napoli ed Inter ai passi falsi di Juventus e Roma, dalle vittorie pesanti di Atalanta e Lazio fino all’harakiri del Milan al Franchi, dove David De Gea ha fatto una partita memorabile. Vi raccontiamo tutto nel nostro pagellone del lunedì: buon divertimento, ci rivediamo tra due settimane.
Atalanta, la dura legge dell’ex (7,5)
Dover ospitare una squadra come il Genoa dopo la prova maiuscola messa in Champions poteva essere una mina vagante per la banda del Gasp. Il tecnico orobico intuisce i problemi e cambia parecchio, incluso un De Ketelaere che non ne aveva più, ma riesce comunque ad esprimere un gioco devastante. Colpa anche del momento complicato del Genoa, dove la panchina di Gilardino inizia a traballare, ma le risposte fornite dalla Dea sono ottime in tutti i reparti del campo. De Roon aggiunge un gol da stropicciarsi gli occhi ad una gara perfetta, Hien e Kolasinac compensano un Bellanova poco brillante mentre Ederson distribuisce giocate splendide e tira la carretta quando Pasalic e Zappacosta sono costretti a tirare il fiato.
Che in questo gruppo si può fare davvero bene lo dimostra l’ingresso di Samardzic, che in mezz’ora crea tanti pericoli e si dimostra in crescita: aggiungi poi l’ennesima prova super di Lookman e i 90 minuti si trasformano in un supplizio per il Grifone. Meno convincente Zaniolo, che le prova tutte per tornare al gol ma non è aria. Per fortuna che ci pensa l’ex a decidere la partita con una gara splendida: tripletta, assist con tanto di tacco ma anche impegno in copertura e passaggi illuminanti. Ironico che Mateo Retegui scelga proprio il suo Genoa per dimostrare quello di cui è davvero capace: farlo proprio prima della pausa nazionali avrà fatto sorridere Spalletti ma, per ora, a ridere è Gasperini. Quando è in giornata, quest’Atalanta è davvero ingiocabile.
De Gea si prende Firenze (7+)
Dopo aver faticato fin troppo contro i gallesi del New Saints in Conference League, le prospettive alla vigilia dell’incrocio di campionato contro il Milan non sembravano le migliori. La Viola era l’eterna incompiuta, capace a tratti di fiammate abbacinanti per poi subire preoccupanti involuzioni nel momento peggiore possibile. Proprio quando si addensavano cupe nubi sul futuro di Palladino, ecco che il lavoro dei mesi scorsi inizia a dare i suoi frutti. La squadra a volte inconcludente mette una prestazione finalmente convincente, rimane corta e sempre in grado di mettere in imbarazzo la retroguardia rossonera. Così arrivano tre punti pesanti, che potrebbero segnare il momento di svolta della stagione della Fiorentina.
Non è una partita scintillante, Gosens e Gudmundsson svaniscono per lunghi tratti ma, alla fine, l’attenta difesa a tre riesce ad aprire ripartenze fulminee, sfruttate alla grande grazie ad un rinato Colpani e all’ex di giornata Adli, che prima segna un gran gol per poi perdersi la penetrazione vincente di Pulisic. Se Kean fosse stato più cinico, la vittoria viola sarebbe stata ben più rotonda. Invece, ci sono voluti i miracoli di un David De Gea che ha fatto impazzire il Franchi: a parte i due rigori parati, l’ex numero uno delle Furie Rosse nega il gol a Leão, Chukwueze ed altri. Suo anche il lancio che consente a Gudmundsson di segnare il 2-1: la partita perfetta che riconsegna al mondo del calcio un talento che molti avevano dato per finito troppo presto. Chapeau.
Napoli, non è tutto oro… (6,5)
Nonostante il grande entusiasmo che rischia di travolgere la città tra il golfo ed il Vesuvio, l’ennesima vittoria della banda Conte non è così rassicurante come lascia intuire il risultato. Quando vai in vantaggio dopo 25 secondi grazie alla zampata di un McTominay che, una volta uscito dal manicomio di Old Trafford, si è del tutto trasformato, soffrire così tanto il possesso ossessivo dell’undici di Fabregas ha dell’incredibile. Il primo tempo dei partenopei, infatti, è quasi incomprensibile: d’accordo che Fadera e Van der Brempt sono rapidi e che Nico Paz va preso con le molle, ma il Napoli ha sofferto le pene dell’inferno. Invece, dopo la rasoiata di Strefezza, il Napoli ritorna in campo con grinta e cattiveria, dimostrando di avere una rosa di livello assoluto.
Stranamente il giocatore meno convincente dell’attacco partenopeo è proprio Kvaratskhelia, troppo isolato per incidere anche quando si aprono spazi nella retroguardia lariana: molto meglio David Neres, che viaggia su medie stellari in quanto a gol per minuti giocati. Se Politano non brilla, ci pensa Lukaku a fare la differenza, con due assist, un rigore e una crescita dal punto di vista fisico che lo sta riportando ai livelli visti al Meazza. Aggiungi la buona prova della difesa e la coppia Lobotka-Anguissa che nel secondo tempo torna a dettare legge ed anche il Como deve alzare bandiera bianca. Certo che se i lariani avessero avuto più peso in avanti, le cose si sarebbero complicate assai. Per ora può anche bastare, ma concedere un tempo ai rivali non è il massimo.
Lazio, vittoria importante (6,5)
Dopo un inizio di campionato fatto di alti e bassi, la Lazio si presenta all’Olimpico con il compito non semplice di continuare la rincorsa ai piani alti della classifica contro una formazione rognosa come l’Empoli. I toscani sono scesi in campo decisi a portare a casa un pareggio, colpendo grazie ad uno scivolone di Provedel per poi parcheggiare l’autobus davanti alla porta. Dopo la disattenzione di Romagnoli, la difesa laziale sbaglia poco ma ci vuole parecchio tempo per sistemare una situazione che rischiava di complicarsi. Isaksen e Guendouzi ci mettono parecchio a carburare mentre Tavares e Rovella si confermano in grado di fare la differenza in entrambe le fasi, confermando come dalle fasce provengano le giocate migliori delle Aquile.
Alla lunga, l’undici di Baroni trova due giocatori in grado di compensare la giornatuccia di un Taty Castellanos che perde il confronto con Vasquez e si riscatta solo nel finale di partita. La differenza la fa il gol nel finale del primo tempo di Mattia Zaccagni ma anche l’ingresso in campo da applausi a scena aperta di Pedro. Lo spagnolo, dopo aver segnato anche in Europa League, entra e regala la vittoria alla Lazio, confermando che la classe non è acqua e che dimenticarsi di giocatori così talentuosi è assurdo. Bene anche l’assist di Castellanos ma la cosa veramente importante è che la Lazio continua ad andare. Visto quanto ha cambiato in estate, i problemi erano prevedibili ma Baroni sta trovando la quadra. Di questo passo, la Lazio potrebbe diventare davvero pericolosa.
Inter, preoccupanti distrazioni (6)
In questo momento della stagione, quando gli impegni si susseguono senza soluzione di continuità, l’importante è portare punti in cascina. Riuscire a farlo contro una squadra ostica come il Torino non è impresa da poco ma basta grattare un po’ la superficie per capire perché Simone Inzaghi non sia certo al settimo cielo. I due gol dei granata sono frutto di un raro errore di Bisseck e da un’entrata insensata di Calhanoglu ma, considerato che i nerazzurri hanno giocato buona parte della partita in superiorità numerica, certe distrazioni sono davvero preoccupanti. A salvare baracca e burattini ci pensa un Bastoni in grande forma ed una mediana che, nonostante non viva una serata memorabile, riesce a limitare con regolarità le velleità offensive dell’undici di Vanoli.
Eppure l’Inter ha rischiato grosso, molto più di quanto si possa intuire dal tabellino della partita: Dimarco è sempre una sicurezza, Lautaro Martinez ha fatto il suo, nonostante non sia riuscito a timbrare il cartellino mentre i 25 minuti concessi a Taremi non sono convincenti. Per fortuna che, dopo tre partite a secco, torna a brillare Marcus Thuram, che fa una partita micidiale ed è assolutamente decisivo. Dopo aver indotto Maripan all’entrata criminale che gli vale il rosso, fa una tripletta da stropicciarsi gli occhi, specialmente il primo, quando sale in cielo per convertire l’assist di Bastoni nell’1-0. Il problema per Inzaghi è che l’Inter continua a complicarsi la vita, subendo troppe reti. Fin quando la ThuLa va, tutto bene, ma quanto può continuare a segnare così tanto?
Juventus, gol sbagliato gol preso (5)
Magari ve ne siete dimenticati, ma sono passati solo tre giorni dalla gara agonica della Red Bull Arena, dove l’undici di Thiago Motta ha compiuto una vera e propria impresa contro il Lipsia. Comprensibile che i bianconeri, dopo un buon primo tempo, paghino dazio e soffrano parecchio contro un Cagliari che ci ha creduto fino in fondo. Fin troppo facile dire che la Juventus avrebbe dovuto chiudere la gara nei primi 45 minuti, specialmente considerata la buona prova del talismano Dusan Vlahovic, ma non tutto ha funzionato. La difesa, come al solito, è solidissima, con la coppia Kalulu-Gatti che non fa rimpiangere l’infortunato Bremer ma a tradire Thiago Motta è la mediana, dove si salva solo Locatelli, specialmente in copertura.
Il tecnico bianconero maledirà la botta al costato che l’ha costretto a richiamare in panchina Koopmeiners, che aveva sfiorato più volte il 2-0 ma Fagioli conferma di aver fatto grossi passi avanti in quanto a personalità. A deludere sono Thuram, in chiaro debito di condizione ma anche Mbangula, poco concreto: né McKennie né Yildiz riescono a contribuire in maniera significativa ma a fare disastri ci pensano Douglas Luiz e Francisco Conceição: il brasiliano ha sulla coscienza il rigore del pareggio mentre il portoghese rovina una buona prestazione con un tuffo in area che Marinelli non gli perdona. Aggiungi il secondo tempo disastroso di Vlahovic e la frittata è fatta: i passi falsi ci stanno, ma questi punti persi potrebbero pesare tantissimo più avanti.
Roma, caos senza fine (4,5)
Sotto il Cupolone sembrano specializzati nella difficile arte di complicarsi la vita sempre e comunque. Come prepararsi alla trasferta mai semplice contro un Monza affamato di punti? Facendo girare voci sul possibile ritorno di De Rossi tanto per destabilizzare ulteriormente un ambiente il cui delirio non sembra aver fine. Il voto, forse un filino ingeneroso, è la media tra la prestazione dell’undici di Juric ed il completo caos societario che grida vendetta al cielo. Che non sarebbe stata una serata tranquilla si capisce quando anche l’inossidabile Svilar mette una prestazione ben al di sotto del suo standard, non aiutato dalle imprecisioni di N’Dicka e Celik. Ci provano a mettere una pezza Kone e il redivivo Zalewski ma stasera funziona poco o niente.
L’assenza di Dybala è di quelle difficili da compensare, specialmente visto che Matias Soulé continua a vagare sul campo senza sapere bene cosa fare: neanche l’ingresso di Pisilli riesce a dare la scossa ad un reparto che vive solo delle fiammate di Pellegrini, che sta lentamente tornando ai livelli di un tempo. La stella la Roma l’ha finalmente trovata, un centravanti pesante ma dinamico, forte e perfetto nelle conclusioni: Artem Dovbyk timbra il cartellino con un gol dei suoi ma è troppo solo per riuscire a chiudere i conti prima che Dany Mota trovi il pareggio. Non riesco davvero a spiegarmi come la Roma possa solo considerare di gettare al vento il lavoro di Juric proprio ora che sta iniziando a dare qualche frutto. Sarebbe un autogol imperdonabile...
Milan isterico ed autolesionista (3)
Non c’è pace in quel di Milanello. Proprio quando le polemiche sulla proprietà sembravano sul punto di placarsi, ecco una prestazione inqualificabile che riporta il barometro rossonero sulla tempesta. Dopo la vittoria del derby e la mezz’ora arrembante in quel di Leverkusen, Fonseca stecca malamente al Franchi, facendo passi indietro importanti rispetto a quanto visto nelle ultime gare. I problemi difensivi sono tornati a farsi vivi grazie alle distrazioni di Tomori, Emerson Royal e di un Theo Hernandez inguardabile, che, a parte l’assist per Pulisic, ne ha combinate di tutte i colori, incluso l’assurdo rosso in pieno recupero. La cosa che fa imbufalire i fedelissimi del Diavolo è il caos totale in campo ed i cambi altamente discutibili operati dal tecnico lusitano.
Gabbia fa il suo, come Fofana e Reijnders, che però soffrono la rapidità della mediana viola: l’unico che riesce a migliorare nella ripresa è Christian Pulisic, che non si lascia sfuggire l’unica palla buona arrivata dalle sue parti. Lo stesso Rafael Leão, perennemente nel mirino della critica, mette una prestazione sopra la sufficienza, creando dal nulla un paio di belle occasioni e dimostrandosi l’unico capace di fare la differenza. Peccato che stavolta Morata e Abraham siano stanchi e sfiduciati, rovinando il gran lavoro di Mike Maignan, che si era superato più volte sullo scatenato Kean.
La cosa peggiore è che il Milan non ha scusanti: questa sconfitta è figlia dei troppi errori, del nervosismo inspiegabile e delle troppe crepe di un gruppo vicino all’implosione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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