Agguato al consigliere di destra, l’estrema sinistra esulta

Roma«Non hanno detto nulla, mi hanno affiancato e sparato da un metro. E non certo con una sparachiodi, perché le sparachiodi non fanno il botto». Il giorno dopo di Andrea Antonini, il consigliere del XX municipio e vicepresidente di CasaPound Italia gambizzato giovedì in via Flaminia, alla periferia Nord di Roma, è fatto di passi cauti. E di taccuini, microfoni e telecamere riuniti nella sede dell’organizzazione in via Napoleone III all’Esquilino, davanti ai quali raccontare mille volte la cronaca spoglia di un agguato che per lui e per chi lo circonda ha senza dubbio una matrice politica. Una politica che non va intesa, però, soltanto nella logica degli schieramenti (di qua i neofascisti, di là gli antifascisti) ma «in senso ampio, perché oggi la politica è soprattutto fatta di affari. Noi facciamo attività politica nei campi dell’emergenza abitativa, lavoro e disabilità. E in questi ambiti circolano grossi affari e grossi interessi. Penso che la nostra azione incessante possa avere infastidito qualcuno».
A CasaPound anzi escludono con malcelato disprezzo che a sparare ad Antonini giovedì siano state le frange dell’estrema sinistra «che avrebbero voluto e hanno plaudito al gesto - spiega Danilo Di Stefano, altro vicepresidente di Cpi - ma non avrebbero né il coraggio né l’organizzazione per farlo». Questo non vuol dire che l’antifascismo militante non abbia le sue colpe: «Il clima di odio antifascista a Roma è la principale causa di quello che succede, perché consente a chi vuole colpirci di infilarcisi», spiega Di Stefano. E ieri su Indymedia, l’agenzia indipendente di informazione di estrema sinistra, molti commenti mettevano in dubbio la credibilità del racconto di Antonini o esultavano per l’attentato.
Proseguono intanto le indagini della Digos che ieri ha fatto un nuovo sopralluogo davanti al centro commerciale Euclide, teatro dell’agguato. Gli agenti hanno trovato, incastrato nel bauletto del ciclomotore su cui il numero due di CasaPound si trovata al momento dell’agguato, un proiettile di piccolo calibro deformato, ciò che fa pensare che sia uno di quelli che è penetrato nella gamba sinistra di Antonini e poi uscito.

Gli agenti hanno anche ascoltato nuovamente la vittima e alcuni testimoni dell’attentato e sembrano non scartare affatto la cosiddetta pista interna, un regolamento di conti nell’ambito della galassia dell’estrema destra. Ipotesi che fa sorridere Di Stefano: «Quelli di Forza Nuova sono cugini, siamo cresciuti insieme al di là di qualche divergenza. È una scemenza pericolosa dire che possano essere stati loro».

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